giovedì 29 novembre 2007

L'aeroporto di Comiso può diventare un hub




Il nuovo aeroporto di Comiso. Raffaele Lombardo ne sollecita un potenziamento futuro
«L'aeroporto di Comiso potrebbe diventare il più importante aeroscalo della Sicilia. Ha tutte le potenzialità perché sia un aeroporto Hub. Basterebbe portare a tremila metri l'attuale pista, ma sarebbe realizzabile anche una seconda pista poiché gli spazi sono enormi». A parlare è il presidente della Provincia Regionale di Catania, Raffaele Lombardo, che ieri mattina ha visitato il costruendo aeroscalo comisano e poi ha incontrato il sindaco Giuseppe Digiacomo. All'incontro hanno partecipato inoltre, il presidente di Intersac, Alfio D'Urso, Orlando Lombardi e Ivan Maravigna, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Soaco, la società che andrà a gestire l'aeroporto di Comiso.

Raffaele Lombardo ha quindi spiegato il suo pensiero: «L'aeroporto di Catania non può più crescere. Sono stati spesi più di 100 milioni di euro per la nuova aerostazione, ma la pista non può essere allungata, perché limitata da una parte dal mare, dall'altra da un complesso sistema di ferrovie e strade, che sarebbero difficilissimo e costosissimo eliminare. Stesso discorso può farsi per l'aeroporto di Palermo. Può crescere, invece, l'aeroporto di Comiso. Il traffico aereo che Catania non potrà ospitare dovrà essere indirizzato su Palermo e su Comiso la cui pista può essere allargata ed allungata e può ospitare i nuovi aerei anche di grosse dimensioni. Dobbiamo sfruttare per questo l'ultima possibilità dei fondi europei, visto che la nostra Regione, fino al 2013, è "Obiettivo 1" e può fruire di finanziamenti consistenti per lo sviluppo».

«Ricordo che Sac ha acquisito la maggioranza del pacchetto azionario di Soaco pagando ben 17 milioni di euro - ha continuato Lombardo -. Anche la Provincia di Catania ha investito dunque una somma consistente. Puntiamo sull'aeroporto di Comiso e abbiamo voluto fortemente questo investimento perché siamo convinti che esso ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della Sicilia e centrale nel sistema dei trasporti italiano. Ovviamente sarà fondamentale che ci siano collegamenti rapidi tra Comiso e Catania».

Il sindaco Digiacomo, il quale ha confermato che il 30 aprile prossimo l'aeroporto di Comiso sarà consegnato alla Soaco, ha rilevato positivamente «lo spirito di massima cordialità e collaborazione che è emersa dal presidente Lombardo, entrambi consapevoli dei ruolo straordinario nel Mediterraneo che potrà svolgere l'aeroporto di Comiso».


mercoledì 28 novembre 2007

C'è Movimento per l'Autonomia



Mentre a Roma nasce il nuovo partito di Berlusconi speculare al Partito Democratico di Veltroni, in Sicilia il fermento autonomista si fa sempre più insistente. Il leader dell'Mpa, Raffaele Lombardo rappresenta la maggiore espressione di questa autonomia in un contesto in cui le forze politiche hanno perduto il senso delle reali esigenze popolari. La nascita del Pdl (Popolo della Libertà) di Berlusconi potrebbe cambiare lo scenario politico dell'Isola, dove l'Mpa rappresenta una componente essenziale della maggioranza di centro destra. Già nel 2005 l'alleanza a Catania dell'Mpa con Forza Italia, in occasione dell'elezione a sindaco di Scapagnini, era stata interpretata come l'inizio di un discorso politico nuovo che poteva prefigurare un grande partito unitario autonomista e popolare, non soltanto capace di governare la Regione, ma anche di incidere a livello nazionale. Il nuovo corso berlusconiano riapre il discorso di convergenza di un grande partito popolare siciliano tra l'Mpa, Fi e l'Udc di Cuffaro, di cui sono noti gli antichi rapporti politici con il leader autonomista.

Secondo l'onorevole Lombardo, promotore assieme a Micchè di un partito popolare siciliano, il gruppo politico che Berlusconi intende fondare "non c'entra molto con un partito del popolo siciliano che difenda le ragioni e gli interessi della gente e dei territori dell'isola". Le ragioni le spiega lo stesso Lombardo: "Il Movimento per l'Autonomia è stato fondato due anni addietro proprio a questo scopo, per fare crescere e sviluppare una sensibilità nuova verso la Sicilia da parte del governo centrale. Con determinazione e coraggio i nostri sei deputati alla Camera e il nostro senatore Pistorio si battono quotidianamente per questo obbiettivo, come fanno quotidianamente i parlamentari autonomisti del Trentino Alto Adige o quelli della Valle D'Aosta". L'onorevole si prende il merito di questo rinnovata sensibilità verso la Sicilia, "avendo creato l'Mpa proprio per questo. I siciliani se ne sono accorti visto che tributano un grande consenso alla nostra iniziativa politica".

Ma anche in Sicilia sono alla ricerca di appoggi forti. Ma quando si chiede a Lombardo se si potrebbe essere una confluenza anche di Cuffaro in questo nuovo quadro politico del partito popolare siciliano che collima con il Pdl, l'onorevole risponde così: "Noi sosteniamo da tempo che un partito che difenda le ragioni della Sicilia e dei Siciliani debba essere sempre più forte fino a diventare maggioranza assoluta. Non vediamo nessun nesso con il nuovo partito di Berlusconi, anche perché abbiamo sempre detto che non pensiamo ad alcuna confluenza in questo partito. La nostra identità distinta dai partiti nazionali è la nostra forza anche se non escludiamo in futuro un rapporto di alleanza o di federazione, sul modello Cdu-Csu bavarese". Ma il nuovo partito è ancora tutto da costruire. Lombardo dice solo che "noi ogni giorno ragioniamo sui temi dello sviluppo e della crescita della Sicilia. Il nostro partito è la Sicilia e su questo ci confrontiamo con chi ha a cuore gli interessi del nostro popolo". Ma i colloqui veri, quelli che in queste ore stanno impegnando la politica a Roma, in Sicilia sono ancora lontani dall'essere programmati.

Rosamaria Gunnella (L'Opinione) - 28/11/2007

domenica 25 novembre 2007

NELLA GALASSIA AUTONOMISTICA NASCONO I CIRCOLI "A L"



Autonomia. Il Movimento Siciliano si Espande


«Autonomi» di nome e di fatto. Il nuovo partito del Popolo della libertà di Silvio Berlusconi non ha scaldato gli animi degli esponenti del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo.

«Confluire nel nuovo soggetto politico di Berlusconi non ci interessa. Difendiamo la nostra identità - chiarisce il leader di Mpa - e il nostro progetto politico che non prevede fusioni ma solo alleanze».

Sì all’Autonomia, no alla sudditanza, e curiosità nei confronti dei cambiamenti messi in atto in politica: è così che il Movimento di Lombardo ha ottenuto i suoi successi ed è così che si prepara ad una delle sfide elettorali più importanti. Quella delle amministrative di maggio, quando si voterà in 7 province su 9 della Sicilia e numerosi comuni tra cui quello di Messina.

Ma, ad attendere Lombardo potrebbe esserci una sfida ancora più importante, quella della guida della regione siciliana. I nuclei più significativi del partito si trovano in Sardegna e in Calabria, ma la nuova mappa del Movimento che si sta delineando ha dei rappresentanti anche in Campania e nel Lazio.

Ma, naturalmente il suo epicentro è in Sicilia, vera e inespugnabile roccaforte del movimento. È da qui che, dall’anno della sua nascita, il 2005, il Movimento per l’Autonomia di Raffale Lombardo ha compiuto i suoi passi più rilevanti. La conferma viene dai numeri: a soli due anni di distanza oggi l’Mpa può contare già su 6 deputati nazionali, un senatore, 10 deputati regionali in Sicilia, tre assessori regionali, oltre 50 sindaci, 50 tra consiglieri e assessori provinciali, 800 consiglieri comunali e circa 40 presidenti di consigli comunali.

Fuoriuscito dall’Udc, dopo la rottura con Casini e Follini, Raffaele Lombardo, indiscusso leader del partito, eurodeputato e presidente della provincia di Catania, ha dato vita ad un movimento che da subito si è caratterizzato per le sue peculiarità. Difendere l’autonomia della Sicilia, innanzitutto, ma non solo, tutelare anche le ragioni di tutto il Mezzogiorno d’Italia, poco rappresentato dai politici “tradizionali”. Con un progetto ambizioso e forte: diventare la Lega per il Sud, in alcune battaglie alleandosi anche con la lega del Nord.

Giocando sulla sua capacità di attrattiva verso il Centrosinistra (due deputati regionali provengono da esperienze di quell’area) e seguendo un modello, anzi due. Quello della Svp e dell’Unione Valdostana. Un sondaggio di Demopolis vede oggi il partito di Lombardo al 16 per cento in Sicilia, ma la punta del 30 per cento nella sola Catania fa sperare nel raggiungimento di un risultato ben superiore.

GIULIA SALVATORI

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

E ORA CHE FATE?


An ed Udc che fondavano le loro speranze di poter contare più di Berlusconi, forse schiavo delle sue dichiarazioni, ora si ritrovano in mano solo un pugno di mosche, perché mai si sarebbero aspettati un Cavaliere pronto a trattare con Veltroni. Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini, pronti a spartirsi l’eredità del Cavaliere, ora invece si ritroveranno per forza, in un futuro molto prossimo, a dover trattare con il PpL per poter ancora contare qualcosa politicamente. E se per Casini questo sarà più semplice - anche per via della riforma elettorale "alla tedesca" - così non si potrà dire per Gianfranco Fini (sostenitore accanito del bipolarismo e seccato per l'iniziativa di Berlusconi), al quale risulterà più arduo poter arrivare a compromessi che però non escluderei a priori. Non per nulla già circolano voci interne ad An che vorrebbero Fini fuori dal partito perchè in un momento di assoluta confusione mentale (vedi intervista a La Russa per la manifestazione di A.N. a San Babila di ieri su you tube). La verità è che Silvio Berlusconi ha incominciato a fare "shopping" fra l'elettorato di An, Lega ed UDC. Ed anche se magari ai gazebo, davanti ai "sei zeri", non sono arrivati proprio tutti e "otto", come forse non sono state cifre milionarie quelle del centrosinistra democratico, rimangono comunque numeri da capogiro e, chi minimizza, lo sa benissimo.
Il bel capolavoro di autolesionismo, Fini che sta dimostrando di essere un tonno e vuole finire in scatola con tutte le pinne gialle comprese, l’ha realizzato in meno di una settimana e c’è da aspettarsi che non sia finita. Così, a caldo, mi verrebbe di dargli il consiglio di non accettare uno sbarramento troppo alto quando si riformerà la legge elettorale perché, di questo passo, rischia di condurre il suo partito verso lo stesso mare nel quale sta nuotando lui. E, da lì, è difficile uscire in tanti.

IL POLITICAZZO ALL'ITALIA:

"Il Partito della Libertà? Nascerà dal web"


«In concreto, significa che daremo costantemente la voce alla gente. Con gli incontri sul territorio, con i banchetti, soprattutto con internet, che offre straordinarie possibilità».
Ma la rete è anche manipolabile. Come vi regolerete?
«Ovviamente, ci saranno filtri e vigileremo affinché non ci siano abusi. Ma, in realtà, il modello sarà l’evoluzione naturale di quello studiato nel 1996. Già allora immaginammo di saltare per quanto possibile i filtri delle segreterie locali: l’adesione a Forza Italia, per esempio, avveniva rivolgendosi direttamente a Roma e sottoscrivendo il nostro manifesto dei valori».
In pratica, il nuovo partito sarà un’immensa mailing list?
«Sarà qualche cosa di più, ovviamente, proprio perché gli aderenti saranno protagonisti e non semplici destinatari delle iniziative politiche. In questo modo, d’altronde, evitiamo ogni sclerotizzazione e ogni burocratizzazione della struttura. Soprattutto, si fermano tutti quelli che bloccano nuovi ingressi e nuove forze per paura che possa arrivare qualcuno più bravo di loro.


Claudio Scajola, presidente del Comitato parlamentare di controllo su servizi segreti, è stato l’organizzatore di Forza Italia negli anni d’oro. L’uomo che ha traghettato il cambio di pelle degli azzurri, facendone un partito organizzato e presente sul territorio. Proprio per questo, è certamente uno dei più titolati a commentare il nuovo progetto di Silvio Berlusconi.
Ma come, onorevole Scajola, proprio nel momento in cui Forza Italia celebrava i congressi ovunque, radicandosi su tutto il territorio, un po’ come lei aveva sempre auspicato, Berlusconi vi smonta tutto?
«Il rischio è che ciascuno di noi voglia appropriarsi del nuovo straordinario progetto di Berlusconi. Quello che sta nascendo non è il partito di Michela Brambilla, non è il partito dei dirigenti di Forza Italia, non è il partito dei circoli di Dell’Utri, non è il partito dei circoli Liberal di Adornato...».
Lei è quasi poetico, «codesto solo oggi possiamo dirti/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo» scriveva Montale. Ma mi sa dire cosa sarete?
«Saremo il partito della gente».
Lo dicono praticamente tutti.
«Ma noi lo saremo davvero».
Lo dicono in tanti.
«Silvio Berlusconi ha dimostrato una volta di più di essere la voce del popolo moderato. Sfido chiunque a trovare un leader che ha un’accoglienza simile in mezzo alla gente e con una consonanza così forte con i giovani. Insomma, ha capito ancora una volta prima degli altri la modernità del Paese».
Cosa che Forza Italia non sempre ha fatto e non sempre continua a fare. Anche criticando Berlusconi, quando sbaglia. Voi dirigenti, spesso, non vi siete segnalati per la vostra capacità critica.
«Proprio per questo Berlusconi ha pensato a un modello di partito completamente diverso, ribadisco: un partito che nasca dal basso. In cui decida tutto la base: dal nome, al modello organizzativo, agli argomenti da portare avanti, alla disponibilità ad impegnarsi, fino alle candidature. Direttamente, senza intermediazioni».
Lei sta raccontando una rivoluzione politica. Bella, bellissima. Ma in concreto?


Nel nuovo partito, i bravi saranno accolti a braccia aperte, non respinti a malo modo».
Non ha paura che l’antipolitica travolga questa novità?
«La gente ce l’ha con la cattiva politica, non con la politica. E questo nuovo modello dà voce a tutti, senza bisogno di urlare alla Grillo».
Vi rimproverano di aver tradito il bipolarismo.
«Berlusconi pensa a due grandi partiti».
Ma con il proporzionale e lo sbarramento ne entreranno in Parlamento cinque.
«Nella prima Repubblica, con il proporzionale puro, c’erano undici partiti nelle Camere. Oggi siamo quasi a trenta».
E il premio di maggioranza?
«Quasi tutti i sistemi elettorali che prevedono uno sbarramento al 5-6 per cento, escludendo tutti i partiti che non raggiungono questa soglia, hanno come effetto anche quello di determinare un premio di maggioranza “implicito”. Cioè un partito che prende il 30 per cento arriverà a vedersi attribuito circa il 36-37 per cento dei seggi».

venerdì 23 novembre 2007

SILVIO, C'E' POSTA PER TE

Un genio, ma ora ci stupisca ancora di MARCO ZACCHERA deputato di AN


Caro Cavaliere, mi permetta: lei è un genio. Lo dico sul serio e credendoci, non per sfottò. Otto giorni fa lei era nei guai: aveva promesso che Prodi sarebbe stato sconfitto sulla legge finanziaria ed invece quei senatori che le avevano garantito l'appoggio l'hanno presa in giro; aveva costretto la Cdl ad una posizione "soft" per non dare la scusa a Prodi per chiedere la fiducia ma la sinistra non si era spaccata, Fini era sulla cresta dell'onda convincendo più di lei sul tema della sicurezza. Ma ecco il colpo di genio di piazza San Babila: "Cucù, Forza Italia non c'è più, si cambia la scena, chi vuole stare con me bene, altrimenti si arrangi." Lei ha un grande merito: "fiuta" la gente, vende il prodotto, raccoglie gli applausi, incassa i voti. Sul breve termine è geniale, imbattibile, unico.

giovedì 22 novembre 2007

PARTITO DEL POPOLO DELLA LIBERTA' - IPOTESI DEL PARTITO FEDERALE REGIONALE










Sull'ipotesi di un partito siciliano federato con quello nazionale, proposta dal presidente dell'Ars, Miccichè, Castiglione ritiene che «anche in Sicilia ci sarà uno scompaginamento degli attuali equilibri. L'elettorato si rimetterà in movimento, va rimessa in discussione l'intera classe dirigente. Anche a livello regionale, penso che il nuovo partito potrebbe dare una spinta al nuovo governo. Ma in prospettiva bisogna ripensare al ruolo dell'Ars perché la discussione delle leggi non può esaurirsi in commissione Bilancio, così come la riforma della pubblica amministrazione non si può fare a metà».
Se Castiglione si mostra freddo sul partito federale, una cauta apertura arriva dal leader dell'Mpa, Lombardo, che rivendica di essere stato il primo a seminare in Sicilia il «virus dell'autonomia». «Questo - aggiunge Lombardo - è il progetto dell'Mpa che, già quando venne fondato, poteva vedere Miccichè tra i protagonisti. Che nel patto di alleanza tra Mpa e Udc possa esserci anche il presidente dell'Ars, non può che farci piacere. Però, la federazione Cdu-Csu che viene presa a modello non è un patto numerico, ma politico, che ha come obiettivo lo sviluppo della Baviera. Se questo nuovo partito si impegnerà a realizzare lo sviluppo della Sicilia, siamo pronti a discutere».
Per il vicepresidente dell'Ars, Stancanelli, «An deve accettare in modo positivo la sfida autonomista che in queste ore viene rilanciata dagli alleati del centrodestra - Lombardo e Miccichè in testa - anche in riferimento agli avvenimenti nazionali. Per questo è nata Futuro Sicilia, l'associazione che vuole raggiungere l'obiettivo di coniugare significativamente i valori della destra con i legittimi interessi e le aspettative concrete dei siciliani. Soltanto una politica coraggiosa, che sta nel Dna della destra, può darci il ruolo di protagonisti che ci spetta».
Lillo Miceli

PRESENTATO IL SIMBOLO DEL PD

LA VENDETTA DI AN

Silvio Berlusconi girerà l'Italia per presentare il suo nuovo partito. Provincia per provincia, regione per regione. Anche Gianfranco Fini girerà l'Italia provincia per provincia, regione per regione, comune per comune. La girerà tutta. O meglio, la rigirerà a suo genio, rimescolerà i consigli comunali, quelli provinciali e pure quelli regionali. Silvio vuole portargli via consensi e uomini? Allora Gianfranco gli farà mancare i voti nelle giunte locali. Siamo alla Guerra dei Roses, ai piatti che volano. Alle valigie fatte trovare fuori dalla porta. Chi ne farà le spese, come sempre, saranno i cittadini, i quali dopo quindici anni vissuti nel segno dell'unità del centrodestra dovrebbero ora guardarsi in cagnesco come Montecchi e Capuleti. Col piffero, indietro non si torna. Lo conferma anche un sondaggio effettuato da Nicola Piepoli, secondo il quale quasi un elettore di An su due considera la scelta di Berlusconi una buona scelta. Del resto, perché stupirsi?

mercoledì 21 novembre 2007

Ciclo dei rifiuti. Altri veleni?


Pubblichiamo l'appello lanciato dagli amici di Terra e Liberazione

Comunicato della Direzione Nazionale di "Terra e LiberAzione"

In vista della Conferenza dei Servizi della Regione Siciliana che si terrà il 4 Dicembre 2007, per dare il via alla costruzione dei previsti e discussi 4 inceneritori in Sicilia, chiediamo una moratoria di un anno, così motivata:

1) Che la Regione Siciliana aderisca al “percorso rifiuti zero” per restituire la Sicilia alla sua storica vocazione di “Isola - Giardino”. Intanto, prima dell’attivazione di qualsiasi impianto, sia innalzata la raccolta differenziata in misura minima del 50% (come previsto dall’originario Piano Gestione Rifiuti).

2) Siano annullate le quote fisse di conferimento stabilite per gli "inceneritori a recupero energetico" di Bellolampo e Paternò, e siano ridimensionati gli impianti. Non condividiamo quello che avete "predisposto", nè come l'avete predisposto.

3) Si preveda di sottoporre gli "impianti" ad un monitoraggio continuo delle emissioni accessibile ad ogni cittadino via internet.

4) Si scelga con maggior assennatezza tra inceneritore, gassificatore, pirolizzatore... ed in caso di auspicato esito alternativo alle attuali scelte si predisponga, con urgenza, un piano di sostituzione, poichè, è ovvio, il problema rifiuti esiste e va affrontato comunque.

5) L’allocazione dell’impianto di Paternò, sul Simeto, è una follia pura e semplice. Che la sua revoca, con eventuale ridislocazione, sia immediata.

Riforme, lunedì incontro Veltroni-Fini

Il colloquio tra il segretario del Partito democratico e il presidente di Alleanza nazionale si terrà alle 16. In agenda l'attualità politica e le prospettive di riforma istituzionale ed elettorale

CASINI CI STA, CI STA

Per gli ex ragazzi del Msi sdoganati dal Cavaliere torna l'incubo del ghetto


Sarà anche falsa, e quindi non vera, di certo però è verosimile. «Dalle fogne li ho fatti uscire e nelle fogne li faccio tornare». Testo e musica di Silvio Berlusconi. Per chi sta in via della Scrofa e dintorni, tutto il resto è noia e questo è quel che resta di una lunga marcia verso il nulla.
Erano partiti che erano ancora brutti, sporchi e cattivi, la più «impresentabile» fra le forze politiche della cosiddetta Prima Repubblica, quella per la quale era stato addirittura inventato un arco costituzionale ad escludendum: i reprobi, i reietti, i ghettizzati, i neofascisti. Si ritrovarono nel ciclone di Tangentopoli senza più i capi storici d’un tempo, un segretario giovane, una schiera di rampanti colonnelli che per gran parte in Parlamento non c’era mai stata, precari della vita e professionisti di una politica di minoranza, abituati a discettare sui destini del mondo, perché tanto il mondo non li stava a sentire, e però mai che gli fosse toccato in sorte non dico un ministero, ma una grande città, un’azienda municipalizzata, un ente. Non contavano nulla, non sapevano nulla. Non era colpa loro, si dirà, ma è altrettanto certo che avevano le loro colpe.
Svegliandosi un bel mattino, si accorsero che quelli della Prima Repubblica si erano dileguati come ladri nella notte, era tutto un fiorir di rovine, era tutto un tintinnar di manette. Non avendo mai avuto potere, gli era stata comunque risparmiata la tentazione di approfittarsene e di lucrare in proprio, ma va anche detto che c’era un’onestà di fondo che li cementava: a scegliere di stare con i vinti e non con i vincitori di solito sono gli idealisti, gli inadatti e gli stupidi. E questo erano, più o meno in parti eguali, più o meno mischiati, più o meno collegati a uno solo di quei termini. I nomi metteteceli voi, ma vedrete che il conto torna.
Rimasero insomma in piedi fra le macerie (altrui), uno slogan che a loro piaceva e poiché l’accusa che in quella stagione feriva mortalmente era quella di ladro, e non più quella di fascista, la potevano gridare allegramente e a ragion veduta, perché nessuno poteva più tenerli chiusi nel ghetto degli appestati. Erano saltati i catenacci, non teneva più il politicamente corretto delle ideologie.

martedì 20 novembre 2007

A PROPOSITO DEL PPL .................. A BERLUSCONI

KLIKKA SUL TITOLO

"Il nuovo partito nascerà dalla gente"



Berlusconi: "La sinistra è immobile"

La nuova formazione politica che sta per nascere si chiamerà "Popolo della libertà" o "Partito della libertà". Lo ha annunciato Silvio Berlusconi nel suo intervento al teatro di Adriano. Il nome, ha aggiunto, "sarà scelto da un assemblea di cittadini". Il nuovo partito, ha detto Berlusconi, non nascerà da una fusione ma dal basso. "Questa legge elettorale non corrisponde più all'interesse del Paese. Sì a proporzionale puro".

Il bipolarismo è finito
Il partito, di cui il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha annunciato la formazione, sarà aperto al dialogo con la maggioranza e non difenderà più l'attuale legge elettorale sostenendo che il bipolarismo non può più funzionare. "Ci apriamo a un dialogo con l'altra parte politica", ha detto Berlusconi in una conferenza stampa. "Non difendiamo più l'attuale legge elettorale", ha aggiunto l'ex premier, precisando che il nascente partito sosterrà un "sistema proporzionale non machiavellico... che la gente possa capire, un sistema proporzionale puro con uno sbarramento".

Berlusconi ha spiegato che "il bipolarismo in questo momento non è qualcosa che può funzionare per il governo del Paese". Si può cambiare la legge elettorale "con il nostro contributo" soltanto "se ci assicurano che poi si va al voto". A chi gli chiedeva se questa apertura sulle riforme comprendesse anche quelle costituzionali e dei regolamenti, come sollecitato dal segretario del Pd Walter Veltroni, Berlusconi ha risposto secco: "Altre riforme si possono affrontare quando ci sarà un nuovo Parlamento".

Il nome deciso dalla gente
Il leader dell'opposizione ha sottolineato che la nuova formazione politica - "Popolo della libertà" o "Partito della libertà", il nome dovrebbe essere "scelto da un'assemblea di cittadini" - sarà "qualcosa che non è contro nessuno, ma anzi ha le porte spalancate a tutti. Tende a superare i giochetti, i veti...".


giovedì 15 novembre 2007

Fini si aggiorna: gioia a chi molla!


A bilanciare le angosce che arrivano dalla Birmania o dal Pakistan (Iraq e Kabul ormai non fanno più notizia), i mezzi di informazione ci fanno sapere che l’onorevole Fini aspetta una bimba dalla sua nuova compagna. A dicembre.
Auguri, tantissimi, alla nuova coppia.
E se si trattasse di una persona qualunque mi fermerei qui, anzi non ne parlerei nemmeno, ritenendo buona regola stare lontani dalle faccende personali e private.
Ma se ciò accade a uno che pretende - e anche pesantemente, e irridendo, e alludendo - di insegnarmi come debbo condurre la mia vita familiare, beh, allora da dire c’è parecchio.
L’onorevole Fini, ce lo ricordiamo tutti, al Family day di maggio ha orgogliosamente testimoniato per il modello di famiglia che è nel cuore di Benedetto e di Ruini, con fervore tale da essere annoverato tra i "diletti figli" dai due eccelsi prelati. Gli altri, se ricordo bene, sarebbero Berlusconi e Casini, che solo qualche giorno fa ha regolarizzato, più una nutrita pattuglia di abitanti della casa delle libertà (appunto).
Ora, se i conti si fanno ancora come una volta, essendo previsto il lieto evento per dicembre (e già si apparecchiano rotocalchi, verissimi e vite in diretta, immagino), vuol dire che l’augusto concepimento è avvenuto a marzo, quando il difensor familiae era ancora accasato con un’altra.
E quindi all’epoca della meravigliosa e trionfale esibizione, 12 maggio 2007, a favore della famiglia comediocomanda si barcamenava con due diverse signore.
Come persona mi va benissimo, è una scelta sua.
Ma, come politico, ci ha preso per il culo: Diceva una cosa e pensava e faceva esattamente l’opposto.
Adesso, onorevole Fini, i suoi seguaci, quelli duri e puri, quelli del boia chi molla, a quando debbono credere di quello che lei dice?
Perché lei, e si vede, è uno che molla. E di brutto, pure

Le illusioni di Silvio

E’ ormai da un bel po’ di tempo che Silvio Berlusconi parla di imminente caduta del governo e di elezioni anticipate. Ma i fatti lo hanno sempre smentito. E così anche stavolta è convinto che il governo cada sulla manovra finanziaria. Sarebbe bello se fosse davvero così!
Ma se ci basiamo sulle esperienze passate è difficile concordare col pronostico del Cavaliere. E Berlusconi, continuando con questa nenia, rischia di ottenere un effetto boomerang, cioè di ricompattare la maggioranza grazie all’antiberlusconismo. Una mossa quindi che può rivelarsi controproducente.
Bisognerebbe perciò evitare di strillare ai 4 venti la necessità di nuove elezioni.
E’ vero, il governo è già andato sotto una volta durante questa sessione di approvazione della finanziaria ed è anche vero che la cosa potrebbe ripetersi, ma non illudiamoci: Prodi ha la cocciutaggine di un asino e si ostina a dire che va tutto bene.
Le poltrone sono difficili da mollare, specie per una coalizione così variegata come quella del centrosinistra.
Come sempre il compromesso al ribasso verrà trovato, ormai è la prassi di non governo di questa maggioranza.
Allora Berlusconi dovrà gestire con più oculatezza le proprie affermazioni, cercando di cavalcare meglio l’onda di disappunto che regna ormai da tempo nel Paese nei confronti del governo Prodi.

mercoledì 14 novembre 2007

Show al Parlamento Ue, Grillo e De Magistris processano la sinistra


«Hai una cognizione da fumetto dell’Europarlamento! Parli come Le Pen!» gli strilla contro il sinistro democratico Claudio Fava. «Ma voi piuttosto, che fate? Sempre occupati a decidere la lunghezza delle banane o l’altezza dei bassotti!» gli replica a brutto muso Beppe Grillo. Scene di caccia incrociate in bassa Alsazia tra urla di disappunto e rissa finale. Tutt’altro scenario rispetto a quello che si era preventivato.

Eh già. Perché erano attesi come i tre re magi, Grillo Travaglio e soprattutto De Magistris sulle rive del Reno. Mentre la sinistra italiana al completo si è ritrovata davanti il trio dell’Apocalisse. Pronto a scatenarsi non solo contro il solito (e annunciato) Mastella, ma contro il governo Prodi, le sue leggi, le sue non scelte, il suo nascondere la testa sotto la sabbia. Già all’inizio erano in parecchi - tra cui la Gruber («Si squalifica da solo») e la verde Frassoni - a ringhiare contro la telepredica del Grillo parlante: «Vi prego, sono qui per chiedervi di non dare più una lira all’Italia» esortava. E partivano i primi mormorii di disapprovazione, si alzavano i cenni della protesta. Ma lui proseguiva ieratico, conscio dell’appoggio di un De Magistris in palla («Guardate che l’intreccio del malaffare in Calabria è tra tutte le forze politiche, non è che riguardi solo una parte…») e di un Travaglio in versione Buddha («Castelli ne aveva fatte, ma mai come Mastella»), pigiando il piede sull’acceleratore: «Non siete manco capaci di dire al cittadino dove finiscono i suoi soldi!».

PRIMAPAGINA

Gli ortodossi: "Il Papa è il primo patriarca"


Il Papa è il "primo dei patriarchi", Roma è la "prima sede", la Chiesa di Roma "presiede nell'amore". Nero su bianco un documento congiunto della Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse fissa definitivamente e in maniera inequivocabile il primato del romano pontefice, spianando la strada alla riunificazione di cattolici e ortodossi divisi dallo scisma del 1054.

martedì 13 novembre 2007

L'"AMMUINA" DELLA LEGGE ELETTORALE


Tutti vogliono una nuova legge elettorale. Tutti lavorano per realizzare nuove regole e rifiutare il "porcellum" di calderoliana memoria. Tutti si sbracciano nell'addossare la responsabilità all'altro schieramento. Tutti declamano che occorre evitare il referendum. Tutti affermano che si deve far presto, anzi, subito. Ed è un gesticolare affannoso, un susseguirsi di comunicati, dichiarazioni, ultimatum, intervi ste, senza tregua. Con un corredo mediatico di ipocrisie, di finte, assai spesso, di spudorate menzogne. Intanto, tutto è fermo. Non si fa un passo avanti. Passano i giorni, le settimane, i mesi, e la nuova legge elettorale diventa sempre più una chimera. E, il vocio indistinto della folla urlante dei politici, richiama alla memoria la splendida pagina napoletana della "ammuina" ferdinandea. Laddove i marinai dell'equipaggio corrono da poppa a prua, e da prua a poppa, senza alcuna ragione: solo per fare "ammuina", creare l'illusione di un intenso e faticoso lavoro. Fuori di metafora, occorre verificare quali sono le ragioni vere che producono questo stato comatoso di immobilismo, su una materia, tanto essenziale, per la vita di una democrazia. C'è, innanzitutto, uno stato di crisi generale. "Il Governo è malato", afferma Bertinotti. E, se lo dice lui, che di. malattie se ne intende, c'è da credergli! Al di là della battuta, c'è uno stato di vera e propria sofferenza, per il venir meno di alcuni valori fondanti, su cui poggia qualsiasi comunità umana. Si è perduto il senso dello Stato, si è resa irreperibile qualsiasi nozione di bene comune, sono enormemente cresciuti, e divenuti prioritari, l'interesse individuale e il tornaconto della "fascia sociale" a cui si appartiene. Tutto questo ha allentato i vincoli della solidarietà, ha attenuato il senso di Nazione, ha esaltato lo spirito delle "corporazioni". Non si dimentichi che c'è voluto un Presidente della Repubblica, Ciampi, per rivalutare la nozione di "Patria" e per affermare il valore emblematico dell'Inno nazionale! In questa logica, la tensione ideale del periodo della ricostruzione post-bellica si è andata perdendo negli anni della prima Repubblica, fino ad arrivare alla crisi del '92, con Tangentopoli e Mani pulite. Crisi dalla quale non si è mai veramente usciti, per la modestia di una legislazione, che non ha saputo curarne i mali alla radice, e per l'incompetenza e la scarsa professionalità di una classe dirigente, improvvisata e di modesto livello. Si pensi alla moltitudine di leader che, salvo eccezioni, potrebbero ben figurare in una qualsiasi categoria di "subalterni", per capire il perché di tante leggi e leggine, ispirate al tornaconto individuale o di gruppo. E di norme elettorali, in cui ciascuno dei partiti ha curato solo i propri interessi: e privato i cittadini-elettori del diritto di scegliersi, con il voto diretto e segreto, il proprio rappresentante parlamentare! Ora siamo al dunque. Al momento in cui, destra e sinistra non hanno più senso. E lasciano il posto a due schieramenti. Quello dei grandi partiti e quello dei piccoli partiti. I primi, decisi a sbarazzarsi o, quantomeno a ridurre, il numero dei secondi. Questi, pronti, a loro volta, a difendere con le unghie e con i denti, la propria rendita di posizione ed il proprio "potere contrattuale" di ricatto sui grandi partiti. Si è così determinata una situazione che, definire ridicola, diventa un eufemismo. Perché il Pd e Forza Italia, pur avendo l'interesse di "normalizzare" la situazione politica, sono costretti a fare finta di difendere i piccoli partiti, con cui sono alleati. E, Prodi, che si regge sulle stampelle, esercita, ormai, il mestiere di "sensale", tra una sinistra comunista, che scalpita, ed una destra centrista e liberale, sempre più decisa a non accettare i diktat estremisti. Con un risultato deprimente: quello di un Governo che non governa, di una maggioranza che non esiste, di una opposizione che aspetta, in riva al fiume, il passaggio del "cadavere politico" del proprio nemico. E, la legge elettorale? Tedesca, francese, spagnola, maggioritaria, proporzionale? Veltroni ci sta provando ed ha pronta una bozza, sulla quale intende dialogare con tutte le forze politiche. Fini e Casini si sono subito dichiarati disponibili. Berlusconi e Forza Italia si sono negati. Al di là delle chiacchiere, allo stato, la previsione è una , ed una sola. Che non si farà alcuna nuova legge, e che si andrà al referendum! Punto e basta! A meno che la Corte Costituzionale, a gennaio, non rovesci il tavolo e non ne ammetta i quesiti. Ma questo è un altro discorso!... E chi vivrà, vedrà!
Vito Scalia

MCL «Per l'Europa il Mediterraneo deve costituire una priorità»


Movimento Cristiano dei Lavoratori - seminario sull'immigrazione

"E' soprattutto l'Europa come entità politica che deve prendere maggiore coscienza delle questioni che riguardano l'immigrazione; è l'Europa che deve dare risposte alla domanda di sicurezza dei cittadini e, al contempo, continuare a coltivare la solidarietà senza peraltro rinunciare alla propria identità storica e culturale: è l'Europa che su questi temi dovrebbe svolgere un ruolo più incisivo". Questo il leit motiv del seminario internazionale promosso dal Movimento Cristiano Lavoratori sul tema dell'immigrazione e il tema centrale dell'intervento del presidente Carlo Costalli.

Raffaele Lombardo: "Forse mai come oggi la Sicilia svolge un ruolo delicato di crocevia di popoli, di culture, di religioni, di tradizioni - ha detto -. La centralità geografica della nostra isola si è trasformata, soprattutto negli ultimi anni, in una speranza concreta per uomini e donne di trovare una nuova vita e una nuova dignità, negata nel Paese d'origine. L'accoglienza di queste speranze deve certamente essere improntata allo spirito cristiano ma, nel contempo, non può prescindere dall'affrontare le difficoltà oggettive che l'immigrazione, l'integrazione, la comprensione delle diverse culture comportano. La completa integrazione degli immigrati nel nostro Paese, e in particolare in Sicilia, deve basarsi infatti sulla accettazione della legalità, delle regole, del lavoro onesto. Soltanto così sarà perseguibile uno sviluppo economico che sia anche sociale, culturale e multirazziale. La continua ricerca del dialogo è certamente un obiettivo prioritario per le Istituzioni, locali e nazionali, che devono agevolare la collaborazione tra i popoli. Anche le associazioni e i movimenti culturali possono facilitare questo compito".

Putin, ecco perche' corro a elezioni


MOSCA, 13 NOV - Per la prima volta il presidente russo Vladimir Putin ha fatto ufficialmente campagna elettorale. Putin, che guida la lista di 'Russia Unita' alle elezioni parlamentari del 2 dicembre, ha spiegato di essersi candidato per 'contribuire a formare una maggioranza alla Duma che pensi all'unisono col governo'. Putin non ha voluto svelare quale sara' il suo ruolo futuro, ma ha precisato che 'esistono diverse varianti'.

Finanziaria, maggioranza battuta


E' la prima volta che il centrosinistra va sotto da quando è iniziato l'esame della manovra. Con la Cdl, su questo specifico emendamento, hanno votato anche i senatori dell'Ulivo, Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, e quello del gruppo Misto (ex An ed ex Margheria), Domenico Fisichella. Proprio Dini e Fisichella sono considerati due dei parlamentari che potrebbero passare nelle fila del centrodestra e su cui il leader dell'opposizione, Silvio Berlusconi, conta per poter far venire meno il sostegno all'esecutivo (che al Senato conta di un solo voto di vantaggio, oltre ai senatori a vita) e arrivare così alle dimissioni di Prodi.
"Non abbiamo ancora preso alcuna decisione sul voto finale alla Finanziaria". Lo ha detto Lamberto Dini, nel corso della tramissione "Panorama del giorno", in onda su Canale 5. "Ci sono ancora centinaia di emendamenti da esaminare. Su alcune questioni abbiamo chiesto cambiamenti, in particolare sul tetto alle remunerazioni del pubblico impiego. E' una misura sbagliata".

Catania - Aeroporto, Turrisi si dimette da presidente Sac


Alfio Turrisi si è dimesso dall'incarico di presidente della Sac, la società che gestisce i servizi a terra dell'aeroporto di Catania. "La gestione del quarto scalo d'Italia - ha spiegato l'imprenditore - deve essere portata avanti da qualcuno che possa dedicargli tutto il suo tempo e che abbia la possibilità di decidere".

lunedì 12 novembre 2007

PER NON DIMENTICARE - NASSIRYA 12 NOVEMBRE 2003


ONORE AI CADUTI

LAGUNARE CAPITANO Massimo Ficuciello (35 anni).

MARESCIALLI - Giovanni Cavallaro, Massimiliano Bruno, Enzo Fregosi (56 anni), Alfonso Trincone (44 anni), Filippo Merlino.

VICEBRIGADIERE - Giuseppe Coletta (38 anni).CARABINIERI - Domenico Intravaia (44 anni), Alfio Ragazzi (39 anni), Ivan Ghitti (30 anni) Orazio Majorana (29 anni), Andrea Filippa (31anni), Daniele Ghione (30 anni).

BRIGATA SASSARI - Maresciallo Silvio Olla (32 anni), Alessandro Carrisi (23 anni), Emanuele Ferraro (28 anni), Caporalmaggiore Pietro Petrucci (22 anni).

CIVILI - Stefano Rolla (65 anni)

GIUSTIZIA GIUSTA


ULTRAS O BANDA ARMATA



Oggi è il giorno della sociologia fina, quella dell'approfondimento sulle cause e del fermiamo il calcio che voglio scendere, della polizia assassina e della tragica fatalità, ma lo sappiamo da almeno 25 anni come gira. Che allo stadio certa gente non ci vada per divertirsi non è una sorpresa e neanche una novità. Chissà che non sia giunto il momento di rendersi conto che questi qua vadano messi in prigione non per lesioni o danneggiamenti, ma per banda armata.

domenica 11 novembre 2007

"Sono pazzi questi italiani"


Diliberto vuole in Italia la mummia di Lenin , Fini è la new entry fra i big Cdl con seconda famiglia: Grillo, non c'è più.


Oliviero Diliberto, segretario di un partito al governo, ha appena partecipato ad un raduno di nostalgici comunisti in quel di Mosca. Una Mosca quasi impietrita dal freddo (basta vedere le foto del nostro) che alla manifestazione offre poche migliaia di partecipanti (dicono diecimila). Un po’ di russi, un po’ del resto del mondo, molti italiani, perché noi dobbiamo sempre farci riconoscere.

Ma come, il comunismo è crollato col Muro di Berlino, in Russia è uno sgradevole ricordo, in Cina quasi non c’è più, presi come sono dalle vicende del mercato, e in Italia è nella coalizione di governo? No, dice il marziano a Roma, non ci posso credere. Credici, credici, è così.

E pensa anche che Diliberto, segretario del PdCI, tra una battuta e l’altra, ha detto anche che l’ormai imbarazzante (per Putin e amici) mummia di Lenin (ospitata nel celebre mausoleo sulla piazza Rossa) la porterebbe volentieri a Roma. Speriamo a casa sua. Nel soggiorno accanto alla tv, accanto alle sue foto col colbacco, col naso rosso dal freddo.

Al Senato il ministro della Giustizia Mastella, prima pronuncia parole di fuoco (e fiamme) contro un articolo della Finanziaria dello stesso governo di cui fa parte, e poi per "spirito di coalizione" (o forse di poltrona) vota a favore.

Gianfranco Fini ha una nuova fidanzata apparsa dopo (o forse prima) la separazione dalla moglie Daniela: si chiama Elisabetta Tulliani, avvocato, showgirl (aspirante), ex di Luciano Gaucci (ex pirotecnico presidente del Perugia Calcio, rifugiato a Santo Domingo) incinta di otto mesi. Fini sarà di nuovo padre.

Fini si è allineato (come stato di famiglia) con i colleghi di schieramento Berlusconi e Casini. Tutti contro i Dico, tutti pronti a scendere nuovamente in piazza per il family (o meglio, families, al plurale)-day.

Grillo, devi battere un colpo, oppure ti hanno fatto ritirare?

La Santanchè lascia An e va con Storace


L'esponente di An abbandona il partito di Fini per entrare ne «La destra». Berlusconi: «Restiamo uniti»


Un addio eccellente. Daniela Santanchè, che ha lasciato Alleanza nazionale per entrare ne «La destra» il nuovo movimento dell'ex senatore di Francesco Storace, è l'ospite inatteso dell'Assemblea costituente del nuovo partito che si è aperta al Palazzo dei congressi dell'Eur. Dell'esponente e deputato di Alleanza nazionale si era a lungo parlato come segretario della nuova forza di Storace, nata dopo la scissione da Alleanza nazionale dell'ex delfino di Fini, seguito poi da altri esponenti di An. La Santanchè, sempre pronta al dialogo con Storace, sembrava poi aver preferito l'impegno per i suoi Circoli D-donna, sempre rimanendo in An. E invece, a sorpresa Daniela Santanchè, accolta dall'ovazione dei presenti, ha annunciato al Palazzo dei Congressi il suo ingresso ne «La destra». E per lei si parla già di un ruolo importante, quello di portavoce del partito. Intanto Storace sembra aver vinto la sfida dei numeri: gli immensi spazi del Palazzo dei congressi dell'Eur, di solito riservati a grandi kermesse politiche, si sono riempite.

Riforme,Veltroni:"Ok proporzionale"


Leader Pd plaude ad aperture An e Udc

Il segretario del Pd Walter Veltroni pone quattro paletti entro cui lavorare per arrivare ad una nuova legge elettorale: sistema proporzionale, no al premio di maggioranza per evitare coalizioni con alleanze fatte dopo il voto, meno frammentazioni all'interno dei poli, ritorno alle preferenze espresse dai cittadini. Veltroni ha detto di apprezzare le aperture sulle riforme venute da Udc e An e assicura che continuerà ad offrire il dialogo.

"Possiamo lavorare su questi 4 principi - ha spiegato il segretario del Partito democratico - per trovare la soluzione migliore per il sistema italiano. Questa è la mia offerta. L'offerta per avere, non la fine del bipolarismo, ma la nascita di un vero bipolarismo, l'inizio del bipolarismo virtuoso e non più quello che nasce per costrizione".

Veltroni ha quindi giudicato ''importanti le posizioni di Udc e An, anche se domani verranno magari corrette. Ma so che anche nel centrodestra c'è preoccupazione che si arrivi alle elezioni'' senza una riforma elettorale. Per il sindaco di Roma sarebbe irresponsabile per il Paese far cadere il governo, andare all'esercizio provvisorio di bilancio e alle elezioni politiche con la legge attuale. Tutti gli sforzi quindi dovranno andare nella direzione di un'intesa che "non può che avvenire in Parlamento tra le forze politiche". Uno scenario che secondo Veltroni ''nell'arco di un anno permetterà di uscire da questa situazione per varare una riforma istituzionale laddove si arrivi ad avere un ramo del Parlamento che fa le leggi e la riduzione del numero dei parlamentari".

venerdì 9 novembre 2007

Grillo il pifferaio e la Grande Gnocca


MVB: è come dire una bella gnocca con la testa, guardate la foto


Il grillo parlante si è trasformato in pifferaio magico, e si porta dietro tutta l'antipolitica targata Sinistra Radicale che un elezione truffa ed un anno di governo della sinistra hanno generato. Ma mentre nel centro-destra MVB (Michela Vittoria Brambilla - alias Grande Gnocca) raccoglie il sentimento popolare di avversione ad un sistema ingessato ed ancorato al passato, cercando di convogliare il seguito su un progetto di Partito della Libertà che include e faccia finire la frammentazione dei partiti della CDL per consunzione, il comico fa nascere una formazione nana destinata a alimentare la frammentazione e la confusione. Una cosa positiva l'esperienza in atto ce là!. Nasce dalla rete e dal basso ed è proprio questa sua peculiarità ad essere rassicurante: il popolo della rete non cadrà nel burrone, vi cadrà il pifferaio saltellante e gli sciocchini seguitanti, buoni solo nel lamentarsi, protestare e fare la rivoluzione con il denaro dello stato.

Nuova 'fiamma' per Gianfranco Fini:

è la bionda Elisabetta Tulliani
La neo-coppia già in attesa di un bebè

L'avvocato e deputato di An Giulia Bongiorno - che a giugno aveva dato la notizia della separazione del leader di An dalla moglie Daniela Di Sotto - si lascia andare a un laconico "Confermo" che dà ufficialità alla notizia. La Tulliani fu fidanzata anche dell'ex presidente del Perugia Gaucci.

L'aveva anticipato il settimanale Diva e Donna, l'aveva poi commentato a suo modo il tg satirico Striscia la notizia. Ma ora è ufficiale: Gianfranco Fini si è ripreso in fretta dalla separazione, si è rifidanzato con una bionda 35enne e la neo-coppia ha pure già messo in cantiere un bebè.

La nuova fiamma si chiama Elisabetta Tulliani, ha lunghi capelli biondi, occhi neri, piglio volitivo. Sul suo sito Internet si racconta così: "Brillantemente laureata in Giurisprudenza", e continua: "decide allora di diventare docente universitario di Diritto penale internazionale, durante questo cammino però la passione per lo spettacolo diventa prevalente, e intraprende così il suo percorso artistico".

Province: Deputati Mpa, Bersani ha Firmato Solo Dopo Protesta


"La firma del decreto da parte del ministro Pierluigi Bersani che conferma quanto dovuto alla Sicilia e alla Calabria arriva poche ore dopo la manifestazione che ha portato ieri migliaia di siciliani a Roma". Lo sostengono in una nota i sei deputati del Movimento per l'Autonomia alla Camera che ieri erano in piazza a manifestare "contro la continua penalizzazione da parte di questo governo del Sud e in particolare della Sicilia".

"Questi fondi destinati alla viabilità secondaria delle due regioni del Sud - aggiungono i deputati autonomisti - non sono stati concessi dal governo ma finalmente riconosciuti con mesi e mesi di ritardo dopo decine di lettere, promesse non mantenute, atti parlamentari e proteste culminate nella manifestazione di ieri. Sarà stato un caso che, dopo mesi di attesa, proprio due giorni fa il ministro Di Pietro abbia firmato il decreto per lo stanziamento dei fondi? E come mai appena ieri sera Bersani ha aggiunto al decreto la sua firma?"

"Temiamo - concludono - che senza l'imponente protesta di ieri il decreto avrebbe dovuto attendere molto altro tempo. In ogni modo abbiano la decenza di tacere oggi i politici che si ricordano solo occasionalmente della loro terra, che si sono uniformati allo stile politico dei palazzi romani".

CASTIGLIONE SU L'INTEROPERABILITÀ DEL SISTEMA FERROVIARIO COMUNITARIO



Le procedure nazionali per l'approvazione dei locomotori e delle
locomotrici sono attualmente considerate come una delle principali
barriere alla creazione di nuove ferrovie e un ostacolo notevole
all'interoperabilità del sistema ferroviario europeo. Visto che nessun
Stato membro può decidere da solo che l'autorizzazione di messa in servizio da lui
rilasciata valga sul territorio di altri Stati membri, si rende necessaria un'iniziativa
comunitaria che affronti la problematica attraverso l'armonizzazione e la semplificazione
delle procedure nazionali e il ricorso al principio del riconoscimento reciproco.
La proposta, che riguarda il consolidamento, la rifusione e l'integrazione delle attuali
direttive in materia d'interoperabilità, comprende sia il sistema ferroviario transeuropeo
ad alta velocità sia il sistema ferroviario transeuropeo convenzionale.

giovedì 8 novembre 2007

L'AMPLESSO TRA "ROMENO PRODI" E L'ITALIA: quanto durerà???

LA SICILIA DEVE CONTARE DI PIU'



La manifestazione promossa dall'MpA a Roma, per chiedere con forza al Governo centrale le risorse reiteratamente promesse per le strade provinciali, ha registrato un concreto successo ed indicato a tutti i meridionali la via da seguire per ottenere giustizia e rispetto. Di fronte ad un Governo, che ha deciso di cancellare il Sud dall'agenda dei suoi obblighi ed impegni, non serve lamentarsi o imprecare. Occorre mettere in campo "l'azione di pressione" di una cospicua parte del suo territorio e mobilitare l'attenzione di tutta l'opinione pubblica italiana su un comportamento dei vertici istituzionali romani, che rappresenta un "suicidio" per l'intero Paese. Infatti, mentre in Francia, il nuovo Presidente Sarkozy intende puntare sul Mediterraneo, per farne l'asse centrale del suo programma di Governo, in Italia, una classe dirigente miope e sorda, penalizza ed isola il Sud dal resto del Paese. Negando, in tal modo, la vocazione mediterranea dell'Italia ed il ruolo che le compete per la sua naturale collocazione geografica. La manifestazione romana di ieri rappresenta, inoltre, un grande passo avanti per diversi motivi. In primo luogo, perché ha superato lo steccato destra-sinistra, ed ha mobilitato le forze istituzionali e popolari, in uno sforzo corale, che ha priorizzato gli interessi dell'Isola rispetto ad ogni collocazione politica In secondo luogo, perché il divieto opposto ad una manifestazione pacifica e popolare, di svolgersi davanti alla sede del Governo, dimostra il disagio e lo sconcerto di un Premier che ha, fino ad oggi, mentito e turlupinato i suoi interlocutori. E, che si affida ai due vice Ministri siciliani, D'Antoni e Capodicasa, per nascondere la propria vergogna ed il proprio imbarazzo. Un'ultima valutazione va fatta per registrare, con soddisfazione, il successo conseguito dagli organizzatori, in primo luogo, Lombardo, Crisafulli e Leanza; e l'elevato tono delle rivendicazioni avanzate dagli stessi, oltre che dal Presidente Cuffaro e dal Senatore Pistorio. L'avvenuta firma del decreto, anche da parte del Ministro Bersani, dimostra la validità dell'azione condotta. Ieri si è segnata una svolta, si è aperta una nuova strada. Si è dato lo stop alle recriminazioni, e si è scesi in piazza. Non in nome di un partito o di uno schieramento, ma di un popolo: quello siciliano. Che ha indicato a tutto il Mezzogiorno la via da seguire se vuole "pesare" e "contare"!
Vito Scalia

100 di questa INTER


È stato uno dei grandi protagonisti della gara contro il CSKA, ha segnato due reti una delle quali davvero meravigliosa. Zlatan Ibrahimovic racconta la gara contro i russi: "Oggi è andata bene anche se saremmo potuti partire meglio. Ci sono due possibilità per spiegare la gara di oggi: o che loro hanno giocato male, o che loro hanno giocato bene e noi meglio. Io penso che la seconda affermazione sia quella più vera. Loro sono andati sul 2-0 e ci hanno messo in difficoltà, ma è stato importante pareggiare entro la fine del primo tempo". "È stato fondamentale vincere - prosegue - perchè ci dà tranquillità. Abbiamo tanti infortunati e ogni tre giorni si gioca una nuova gara, le gambe sono un po' dure ma le vittorie come quella di oggi non le fanno sentire. In questo periodo sto provando sia a segnare che a far segnare i miei compagni: oggi ho fatto una doppietta ed è andata molto bene così. Adriano? Sto provando ad aiutarlo tutti i giorni. Lui lavora per fare le cose al meglio, poi decide il tecnico e noi rispettiamo le sue scelte".

Silvio dai sei tutti noi, tappa un prodino!