Failla resta in mutande ….. noi neanche in quelle
Una storia irrisolvibile quella dell’emergenza rifiuti, andremo a finire come in Campania. Non è una cassandrica previsione, foriera di possibili guai, bensì una considerazione di real politic.
Da un verso le nuove strutture, gli ATO, voluti da una legge quadro nazionale al fine di ottimizzare gli interventi con le cd economie di scala, di contro hanno portato ad un colasso del sistema RSU.
Le diversità, rispetto al periodo antecedente la legge di riforma, non sono solo strutturali, ma anche tributarie, ecco cosa fa balzare in alto la bolletta, si passa da TARSU a TIA cioè da tributo a tariffa, che vuol dire, in soldoni, che prima era una tassa che incideva al 50% della spesa sostenuta per il servizio, adesso il cittadino paga per intero il servizio e non solo. Oltre il servizio poi paga pure il personale amministrativo della società d’ambito, e le indennità degli amministratori e l’utile d’impresa. Ma anche le parcelle degli avvocati per il recupero somme, che sono state molte e salate, alcune anche al di sopra dell’importo della fattura stessa da recuperare. E spese ed ancora spese e poi ancora spese.
Servizio scadente, differenziata quasi nulla, sfiducia negli amministratori. Il cittadino, anche se diseducato, si ribella e non paga. Tutto a catafascio. Questo è il prodotto della politica che non decide, della politica delle poltrone alle clientele, della politica degli interessi particolari e non di quelli generali. Non sono luoghi comuni.
In Italia, peraltro, assistiamo a troppi veti, a troppe chiusure preterconcettuali. No al nucleare, e poi siamo costretti a comprare l’energia nucleare dagli impianti al confine nazionale. La burocrazia che assilla con la lungaggine amministrativa. Le liti per il potere che dilatano i tempi degli interventi necessari. E per finire la certezza di sistemazione per i portatori di voti nelle posizioni che dovrebbero essere riservate da chi di amministrazione ne mastica.
Esempi concreti, solo alcuni, non possiamo raccontare proprio tutto, disgusteremo oltre limite il cittadino già disgustato di per se.
Tornando al tema rifiuti non possiamo non accennare al Termovalorizzatore della provincia di Catania e del perché non si realizza. Certo da quanto se ne parla avrebbe dovuto essere già a regime, e molti problemi di smaltimento sarebbero stati risolti, con notevole risparmio e addirittura vantaggi per l’ente pubblico che avrebbe potuto anche riversare ai cittadini parte degli introiti.
Però l’impianto deve essere realizzato all’interno del sic di contrada Cannizzola, e a ridosso del parco fluviale del Simeto, scatenando così l’ira degli ambientalisti e dei cittadini di buon senso.
Per fare ciò arruffano le carte, spostano linee di confine, insomma si fa di tutto pur di rendere possibile una cosa che possibile non pare. E questa realizzazione rimane ancora nei sogni, e il problema rifiuti ci assilla.
Sarebbe opportuno delocalizzarlo per realizzarlo in sito idoneo. Bisogna smetterla di fare la speculazione sui terreni, che hanno nome, cognome e padrino, l’asino non sempre “po’ trasiri da cuda”.
Queste, come tante altre oramai ad uso della politica, sono azioni da criminali che come tali dovrebbero essere trattate, anche per il danno che producono alla società.
E se questa è la cultura che ci governa capirete perché ritengo che non vi sia possibile soluzione.
La mala amministrazione assunta come modello politico,come fossimo a Casal di Principe. Sommersi dalla spazzatura (anche quella morale). Rischiamo così di annegare nel pericoloso defluire del percolo che i cumuli di rifiuti abbandonati per giorni, fanno defluire per le strade, con gravissimo pregiudizio per la salute (anche mentale). Tanto se un problema ha una soluzione, tale soluzione non verrà trovata in tempo per risolvere il problema, ma qualora venisse trovata in tempo, essa genererà irrimediabilmente un problema di uguale o maggiore gravità di quello iniziale.
Altro che restare in mutande, Failla, tra poco ci leveranno anche quelle.
Proviamo a riportare le cose al pristino stato, per constatare se conviene alla collettività, fregandocene una volta tanto della politica politicante ed autoreferenziale.
L’ATO 3, dovrebbe dichiarare lo stato di insolvenza, portare i libri in tribunale, così che saranno i comuni a provvedere temporaneamente, diminuendo il costo del servizio, perché realizzato al netto dell’utile d’impresa che una SpA come la Simetoambiente ATO3 deve necessariamente avere.
Adesso pensiamo alla gente.