venerdì 28 marzo 2008

Raffaele Lombardo: le Priorità per una Sicilia vincente

Raffaele Lombardo Governatore di Sicilia: perché è una scelta vincente per i cittadini?

"Perché la candidatura autonomista è l’unica in grado di riportare la questione meridionale al centro del dibattito politico. Il Sud e la Sicilia versano in una situazione di arretratezza che non è degna di un paese civile. Colpa di sessant’anni di politica romana che ha tradito l’autonomia statutaria, con la complicità di una classe dirigente locale che ha barattato le proprie piccole rendite personale con un impegno serio per la propria Terra. Noi abbiamo rimesso al centro la Sicilia e il Sud, lontani da logiche di dipendenza da partiti nazionali e padronali. Saremo artefici e responsabili del nostro destino, senza imposizioni dall’alto. Non chiediamo assistenza, ma solo che ci siano garantite le condizioni per poter determinare da soli il nostro futuro".

Cosa è per Lombardo la politica?
"Ho cominciato a fare politica fin da ragazzo perché i miei maestri, i padri salesiani, mi hanno sempre insegnato che la politica è la più alta forma di carità. Ritengo che innovazione e cambiamento, uniti a una forte tensione morale, debbano essere riferimento e garanzia dell’agire politico al servizio dei cittadini. Mi sono sempre mosso su queste direttrici, stando vicino ai bisogni della gente".

Cosa la differenzia da Totò Cuffaro e cosa vi unisce?
"Con Cuffaro sono amico personale da trent’anni. Molti hanno ottenuto da lui favori, con lui hanno condiviso la gestione del potere, e oggi gli voltano le spalle. Io non lo faccio, perché sarebbe una cosa da vermi. Poi, siamo diversi per tantissime cose, partendo dall’approccio che abbiamo con le persone, io appaio più freddo, almeno così dicono. In comune abbiamo la militanza democristiana, che è stata per entrambi palestra di vita e di formazione alla politica".

In sincerità: per lei la mafia esiste?
"La mafia esiste e, purtroppo, per molto tempo ha condizionato la vita dei siciliani. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito ad una rivoluzione, che è partita dai cittadini, con iniziative come Addio Pizzo, dalla classe imprenditoriale, con la coraggiosa e decisa presa di posizione di Confindustria Sicilia e del suo presidente Ivan Lo Bello, ed è stata supportata da una azione costante dello Stato. Gli arresti eccellenti dei mafiosi come i Lo Piccolo, quelli degli estortori che taglieggiano i commercianti e gli imprenditori, sono il segnale che lo Stato è vicino concretamente al cittadino che intende ribellarsi e denunciare. Tantissimi lo stanno facendo, tantissimi lo faranno. E’ una svolta epocale, che la classe politica deve assecondare".

Come si può battere Cosa Nostra, slogan a parte?
"La "borghesia" mafiosa va completamente isolata e battuta. Ci sono tutte le condizioni per poterlo fare, e riacquistare alla politica credibilità e legittimazione, purché sia capace di rinnovarsi sui valori dell’etica, della legalità e dello sviluppo. La precondizione dello sviluppo siciliano è la liberazione dalla mafia. Questo è il tempo della responsabilità . Intanto, applicando il codice di autoregolamentazione delle candidature della Commissione Nazionale Antimafia del 2007. La politica deve supportare con gli strumenti legislativi il lavoro delle istituzioni, e deve rendere conveniente per i cittadini scegliere la strada della legalità. Questo significa, ad esempio, trasparenza e chiarezza dei processi decisionali, nell’iter di formazione degli atti amministrativi, nella gestione degli appalti".

Anna Finocchiaro che tipo di avversaria è per Lombardo?
"Si tratta di una persona che conosco bene e che stimo, ma dal punto di visto politico è stata una delle sostenitrici più importanti di quel governo Prodi che è stato il più disastroso per il Sud in sessant’anni di storia repubblicana. La Finocchiaro, da capogruppo al Senato è stata una delle sue colonne, e oggi la sua proposta politica rispecchia fedelmente quell’esperienza. Partendo dal No ai termovalorizzatori, che ridurrebbe la Sicilia tra qualche anno alla situazione della Campania, al No al Ponte, e ai tanti altri No pregiudiziali che sono la vera e propria specialità di quella sinistra che, oggi per la Sicilia, esprime la candidatura della Finocchiaro".

Davvero il Ponte sullo Stretto può essere la risposta ai bisogni dei siciliani?
"Le infrastrutture sono la precondizione dello sviluppo. Non si può prescindere dal Ponte sullo Stretto, madre di tutte le infrastrutture, senza il quale non ce ne sarà nessuno, di Il Ponte non è infrastruttura barattabile con nessun'altra, perchè la sua realizzazione offrirà un aggancio con l'Europa oltre che con il resto d'Italia. Non è vero, come ha sostenuto il governo Prodi e come sostiene la Finocchiaro, che è contraria al Ponte, che le infrastrutture verranno realizzate in sostituzione del Ponte e con le risorse ad esso destinate. Risorse che, tra l’altro, erano state scippate alla Sicilia da questo governo con una manovra sottobanco che noi abbiamo sventato, manifestando a Roma lo scorso 7 novembre. Il miglioramento della rete ferroviaria e l'alta velocità? Non arriveranno mai in Sicilia se i treni per traghettare impiegano due ore. I porti? Fuori dalle rotte commerciali o già al limite delle possibilità. Noi diciamo invece che il Ponte renderà indispensabili le altre infrastrutture e inevitabile la loro realizzazione".

Le prospettive dell'autonomia siciliana?
"Lo Statuto Siciliano, innanzitutto, dovrebbe essere attuato. Negli ultimi sessant’anni questo non è mai successo. Partendo dall’abolizione dell’Alta Corte, che noi reintrodurremo, alle disposizioni statutarie che stabiliscono che le imposte pagate dalle imprese che operano in Sicilia, debbano essere pagate al governo regionale, rimasta lettera morta. Se venisse applicata solo questa disposizione, ogni anno avremo a disposizione risorse per 8 miliardi di euro. Diventeremmo la regione più ricca d’Italia. Potremo costruirci da soli il Ponte sullo Stretto".

Perchè i fondi europei nell'Isola non hanno avuto lo stesso effetto che avviene in altri Paesi europei?
"Sarebbe un delitto sprecare le risorse di programmazione 2013. Si pone un problema di responsabilità e di leadership. Le classi dirigenti politiche, imprenditoriali e amministrative, insieme, debbono saper esprimere una leadership all’altezza della sfida dello sviluppo produttivo. La Politica deve riprendere in pieno la responsabilità della governance delle politiche comunitarie. Attivando un partenariato vero con le forze economiche sociali, gli attori veri dello sviluppo e con le autonomie locali; eliminando la spesa assistenziale e parassitaria. Fare in modo che i Comitati di Sorveglianza, ove sono presenti tutte le rappresentanze politiche, sociali e istituzionali, funzionino a dovere. La Politica con un confronto vero con gli imprenditori, deve fare le scelte strategiche prioritarie. E’ questo quello che è mancato. Spendere sì, ma spendere ben, per lo sviluppo produttivo. E’ la vera sfida del nuovo governo siciliano 2008-2013. Le priorità sono: infrastrutture e servizi per le imprese; incentivi per le imprese ridotte in quantità e potenziate in qualità e selettività, privilegiando filiere e distretti; completamento della rete dei servizi ambientali (energie, acque, rifiuti); industria siciliana del turismo competitiva nel mondo; valorizzazione del capitale umano e sfondamento sulla ricerca e innovazione; agricoltura".

Si parla tanto di Casta: cosa farà una volta divenuto Governatore per limitare i privilegi dei politici?
"La Regione, nel suo complesso, che non è solo la classe politica, ma anche la burocrazia e l’amministrazione, devono essere al sevizio del cittadino, e non un ostacolo, come spesso capita. Occorre riposizionare strategicamente il ruolo della Regione Siciliana, partendo da una radicale devoluzione di poteri e risorse alle autonomie locali. Razionalizzazione e taglio della giungla delle agenzie e degli uffici speciali. Rinnovamento della dirigenza regionale, selezionata e di qualità. Stazioni uniche appaltanti. Governance determinata, efficiente e trasparente della programmazione 2013. Una svolta di efficienza e legalità nella sanità. Donne e giovani nella nuova Ars e nel nuovo governo regionale".



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mercoledì 26 marzo 2008

Sondaggi: Fermo il Pd, cresce il Cav , anche i bookmekers lo danno vincente


Doccia fredda per Walter Veltroni dall’ultimo sondaggio di Lorien Consulting realizzato tra il 18 e il 20 marzo su un campione di 1500 soggetti rappresentativi della popolazione maggiorenne italiana. Le tendenze delle ultime settimane risultano infatti confermate e rafforzate in una direzione che registra un’accentuazione dei consensi per la coalizione Pdl-Leghe. L’alleanza guidata da Silvio Berlusconi sale al 44,4 per cento, guadagnando quasi un punto e mezzo rispetto al livello raggiunto - 43,2 - il 18 febbraio, giorno della prima rilevazione. Cresce in particolare il Pdl, che passa dal 37,2 della rilevazione del 18 febbraio al 39,5; flettono le Leghe (dal 6 al 4,9) ma il trend segnala un recupero rispetto al 4,7 del 13 marzo. La coalizione guidata da Veltroni non esce dallo stallo ed è ferma al 35,2, una percentuale di consensi superiore al 33,8 del 18 febbraio, ma in netto calo rispetto al 36,7 registrato l’11 marzo, rilevazione dopo la quale il trend diventa in discesa. Il Pd è al 32,2 per cento, l'Idv di Di Pietro è stabile al 3 per cento, da tre settimane.

Resta sotto l’8 per cento, intanto, la Sinistra Arcobaleno, scivolata al 7,2. Una percentuale analoga è segnalata però per l'Unione di centro, 7,1, in leggerissima flessione rispetto alla precedente rilevazione del 18 marzo: 7,2. Ferma al 2 per cento la destra (era al 2,3 il 18 febbraio), che non riesce a forzare i confini del limbo nel quale si ritrova. Per tutti gli altri, Lorien segnala una percentuale di consensi del 4 per cento. La percentuale di chi non dichiara per quale partito voterà è del 35,2 per cento, ma il 16,3 per cento di indecisi dichiara che voterà sicuramente o probabilmente. Tra questi, secondo Lorien, il 23,2 voterà per il Pdl, il 6,9 per le Leghe, il 19,4 per il Pd, il 10,4 per L’Italia dei valori, l’8,7 per la Sinistra Arcobaleno, il 13,7 per l’Unione di centro, il 2,3 per la destra e il 4,1 per il Partito socialista.

Un vantaggio confermato anche dall’Istituto Piepoli, che attribuisce al Pdl un’ampia maggioranza anche al Senato. Secondo l’istituto di ricerche, infatti, il Popolo della libertà conquisterebbe alle prossime elezioni politiche 167 seggi al Senato, 19 senatori in più rispetto ai 148 del totale delle opposizioni. “La Lega Nord – afferma Piepoli – ne avrà 18 e quindi sarà assolutamente determinante per la maggioranza di governo”. Al Popolo della libertà andrebbero invece 149 seggi. Quanto alle opposizioni, il Partito democratico si attesterebbe a quota 130 senatori, mentre una decina andrebbe alla Sinistra arcobaleno. E il resto? “Due al Svp, più quelli misti Svp-Pd e pochissimi all'Udc. Casini probabilmente supererà l'8 per cento in Sicilia e anche da qualche altra parte, ma avrà decisamente meno di dieci seggi al Senato”. Nel complesso, secondo Piepoli, “il distacco a favore del centrodestra è dell'8 per cento e nelle scorse settimane non c'è stata alcuna variazione. Il trend è stabile per entrambe le coalizioni”. Tra le singole formazioni politiche, il Pdl sarebbe nettamente il primo partito con il 40 per cento nelle intenzioni di voto. Il Partito democratico varrebbe invece il 34 per cento. Al Pdl andrebbero poi aggiunti i sei punti della Lega Nord, per una somma del polo che candida Berlusconi premier pari al 46 per cento. Mentre al Pd andrebbero sommati due punti percentuali dell'Italia dei valori, totale 36 per cento.

“Al momento - spiega Piepoli - il vantaggio del centrodestra è quindi di dieci punti. Ma stimiamo da qui al giorno delle elezioni una lieve flessione del Pdl e un leggero incremento delle Leghe, in special modo del MpA trainato dalla marcia inarrestabile di Lombardo alla Presidenza della Regione Sicilia. Al contrario, sul fronte opposto, la previsione è di un aumento del Partito democratico e di un andamento stabile di Di Pietro. Di conseguenza, è molto probabile che il vantaggio finale di Berlusconi su Veltroni sia di otto punti”. Per quanto riguarda le altre formazioni politiche, l'Unione di centro si attesterebbe attorno al sei per cento, “in leggero calo nelle ultime settimane”. La Destra di Storace e della Santanché sarebbe al 2,3 per cento, “con una tendenza che la proietta al 2,5”. La Sinistra arcobaleno otterrebbe invece il sette per cento circa, “in lieve ribasso”. Su Casini Piepoli sottolinea che “per l'Udc un punto di forza potrebbero essere i cattolici. Il dieci per cento dei praticanti, infatti, dichiara che potrebbe votare l'Unione di centro. È una grande massa, perché i cattolici praticanti sono il 33 per cento degli italiani”.

ELEZIONI SICILIA: LOMBARDO E L'AUTONOMIA

Garibaldi ci ha fatto male: l'unità d'Italia ci ha portato sottosviluppo, immigrazione e un genocidio chiamato brigantaggio, con gli insorti impiccati, bruciati vivi e denigrati come banditi. La conquista savoiarda ha depredato le casse del Banco di Sicilia e ha impedito la nascita di uno stato federale. Ma il primo invasore non è stato Garibaldi, è stato Ulisse. Polifemo era il povero siciliano, un pecoraio che badava al gregge e vendeva il suo formaggio. Ulisse arriva dal mare, sconfigge il gigante cattivo, lo acceca, lo lascia per morto, e passa pure alla storia come il civilizzatore buono. Da lì comincia il sacco della mia isola».

In un colloquio con Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, Raffaele Lombardo, leader del Mpa e futuro governatore della Sicilia, ha riassunto così il suo pensiero di capo della nuova Lega del Sud. Se l'è presa con Verga e Pirandello, con la Sicilia dei «vinti» e delle ambiguità, ha detto che Bossi è il suo mito e ha posto la revisione storica alla base della cultura del suo nuovo partito, che in tre anni partendo da Catania, sta per conquistare una grande regione strategica come la Sicilia.

Non vogliamo scendere sul terreno culturale di don Raffaele: pur rendendoci conto che il meridionalismo classico dei Sonnino e Franchetti, dei Guido Dorso e Giustino Fortunato ha fatto il suo tempo, non sappiamo se la nuova dottrina «lombardiana» sia pronta a prenderne il posto. La semplice trasposizione dell'appello «celtico» di Bossi al sud certo è azzardata, anche perché a Nord del nostro Nord c'è l'Europa, e a Sud del nostro Sud c'è il mondo arabo, con tutte le difficoltà che comporta di questi tempi.

C'è tuttavia un'obiezione che vorremmo avanzare al futuro governatore dell'isola. Mentre infatti Bossi insegue da vent'anni un federalismo che le regioni del Nord non hanno, Lombardo, non appena si insedierà a Palazzo dei Normanni a Palermo, come Presidente della Regione, avrà a disposizione tutti i poteri che oggi lamenta di non avere. Unico tra i governatori italiani, potrà sedere con dignità di ministro al Consiglio dei Ministri. Potrà disporre di poteri di polizia, imporre tasse, perfino dire la sua in materia di giustizia. Tutte queste facoltà, infatti, sono già comprese nello Statuto speciale siciliano e aspettano di essere attuate da più di sessant'anni. Don Raffaele, si accomodi, tocca a lei: qui si parrà la sua nobilitate.

domenica 23 marzo 2008

ELEZIONI: CENTROSINISTRA CONTRO CENTROSINISTRA, ALITALIA TIENE BANCO, E IL BANCO SALTA

Quanto pesa la vicenda Alitalia sulle intenzioni di voto degli elettori? A giudicare dalla determinazione di Berlusconi, che ne sta facendo il volano della propria campagna, e dalle reazioni del Pd, pare che sia destinata a pesare parecchio. E a sinistra il fronte della diffidenza di fronte al “bluff” berlusconiano inizia a incrinarsi. Anche perchè all'improvviso, il Cavaliere si è trovato a giocare di sponda con la Confindustria “nordista” e persino con i sindacati che, Cgil in testa, hanno tuonato contro i “ricatti” di Air France. Lasciando il Pd a dibattersi con le mani legate, perchè Veltroni non si può mettere esplicitamente contro il governo che ha cercato e avallato la trattativa con i francesi. “Sarei felicissimo se ci fosse un soprassalto di energie dalle forze produttive, finanziarie e industriali italiane”, dice oggi al Corriere Francesco Rutelli. Il vicepremier, ora candidato sindaco di Roma, ammette che trattare in esclusiva con Air France è stato un errore: “Un limite”, dice, ricordando di aver sollecitato il governo in Consiglio dei ministri a “tenere aperta la competizione”. E Rutelli picchia duro su Padoa-Schioppa e, indirettamente, sullo stesso Prodi. Accusandoli di aver buttato una patata bollente tra le gambe del Pd nel momento più sbagliato, in piena campagna elettorale: “Sul timing della trattativa e sulla sua gestione politica è meglio stendere un pietoso velo”. Anzi, è “roba da masochisti” aver deciso di giocare la partita con Spinetta a poche settimane dal voto, e “che in aprile si sarebbe votato avrebbero dovuto saperlo anche i ministri che non si candidano alle elezioni”, come TPS. E come il premier Prodi. Se non è un’esplicita accusa di boicottaggio ai danni di Veltroni e del suo tentativo di rimonta, poco ci manca. Il timore è che il “bluff” berlusconiano possa non rivelarsi tale, che qualcosa si stia davvero muovendo e che dietro fantasiose e patriottiche “cordate” italiane possa manifestarsi l'interesse (più credibile in termini industriali) di altri soggetti: come Lufthansa, insinua oggi La Stampa. Di certo, Berlusconi si è ritagliato un ruolo da salvatore della Patria, ed è riuscito a riappaiare l'immagine di un governo che non fa gli interessi degli italiani con quella del nuovo candidato premier. Un risultato non da poco, in vista del 13 aprile.

sabato 22 marzo 2008

La Cassazione: Il nepotismo è un reato


“Il nepotismo è un reato. Un sindaco o un assessore, quindi, non possono fare favoritismi a vantaggio di figli, nipoti, parenti e amici, non solo in maniera diretta, ma neppure indiretta, facendo - per esempio - vincere appalti a ditte, a patto che poi queste assumano chi vogliono loro. È la Suprema Corte di Cassazione a dirlo, con una sentenza che riguarda un ex sindaco e due ex assessori di Trapani, ma che diventa inevitabilmente un monito anticorruzione per tutti gli amministratori. Il verdetto della Corte – si legge su LA STAMPA – ha annullato l’assoluzione emessa in secondo grado dalla Corte di appello di Palermo, nel maggio 2006, nei confronti dell’ex primo cittadino di Trapani, Antonino Laudicina, e degli ex assessori Salvatore Bonfiglio e Giuseppe Scalabrino, tutti e tre eletti nelle file del centrodestra. E che cosa avevano fatto questi amministratori? Insieme con altri componenti della giunta (a suo tempo processati separatamente) i tre nel settembre del 2000 avevano approvato una delibera con la quale affidavano, senza alcuna gara, il servizio di gestione degli asili nido comunali alla cooperativa ‘Giustizia Sociale’ che si era impegnata, come contropartita, ad assumere una cugina della moglie del sindaco, la moglie di uno degli assessori anche se priva del richiesto diploma magistrale, e tutto un codazzo di fidanzate di figli, amiche e conoscenti varie. Di questo loro comportamento erano stati chiamati a rispondere davanti al tribunale di Trapani, che aveva condannato Laudicina (democristiano di lungo corso) a 21 mesi di reclusione, Bonfiglio (esponente di An) a 19 mesi e Scalabrino (di Forza Italia) a 14 mesi. I tre vennero arrestati il 24 aprile del 2001, con tutto il clamore del caso. La giunta prima tentò di modificare la delibera incriminata edulcorandola con un’altra, poi, travolta dalla sentenza della magistratura, si dimise in blocco e la cittadinanza fu chiamata di nuovo alle urne. Il destino politico dei tre fu così segnato, ma la vicenda giudiziaria ebbe invece esiti inattesi. In appello, infatti, i tre imputati vennero assolti, perché i giudici di secondo grado ritennero che non si poteva parlare di corruzione in quanto non c’era stato alcuno scambio di denaro in quella operazione, ma solo delle promesse di assunzione. Alla Procura di Palermo, però, questa lettura dei fatti non piacque affatto, e fece ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, in effetti, ha valutato positivamente l’istanza della Procura, ha annullato la sentenza d’Appello e ha ordinato un nuovo rinvio a giudizio per i tre amministratori, spiegando che ‘in tema di corruzione, l’atto d’ufficio, oggetto di mercimonio, non va inteso in senso formale, in quanto deve comprendere qualsiasi comportamento che comunque violi (anche se non in contrasto con specifiche norme giuridiche o con istruzioni di servizio) i doveri di fedeltà, imparzialità, onestà che devono essere osservati da chiunque eserciti una pubblica funzione’”
Ma casi come Trapani ve ne sono tanti. Questo malcostume è generalizzato, solo che in altri posti la giustizia sorvola. Anche in presenza di gare truccate. E accordi per turbare gli incanti.
Scusate ma avevamo dimenticato che Paternò è una Repubblica a se.

Ultimi Sondaggi: per Digis il gap pro-Cav. sale al 7,2, per Swg al 5


Ospite della Gazzetta dello sport per una videochat, Walter Veltroni ricorre a una metafora sportiva per annunciare che la sfida con Silvio Berlusconi è aperta: “La partita del 13 aprile prima aveva un punteggio tennistico, mentre adesso siamo punto a punto. E penso andremo al tie-break”. Uno scenario che Berlusconi sconfessa totalmente: “Il distacco tra il Pdl con la Lega e il Pd con l’Idv - dice il Cavaliere ai microfoni di Skytg24 - è di 10 punti ed è rimasto stabile dall'inizio della campagna elettorale”. Secondo un sondaggio effettuato ieri da Digis, sale a 7,2 punti percentuali il gap tra lo schieramento capeggiato da Berlusconi e quello guidato da Veltroni. Digis quota l’alleanza Pdl-Lega-Mpa al 45,6 per cento (+0,9 rispetto al precedente sondaggio, datato 16 marzo). L’accoppiata Pd-Italia dei valori sale a quota 38,4 (+0,2). II divario cresce così dello 0,7 per cento. Il sondaggio di Digis - segnalato sul blog The right nation - registra inoltre il calo della Sinistra arcobaleno (6,3 per cento, -0,4 rispetto al 16 marzo) e dell’Udc (6 per cento, -0,9). La Destra sale dello 0,1 a quota 1,7, i Socialisti perdono 0,2 scendendo all’1,3 per cento. L’astensione è del 12 per cento, gli indecisi sono il 5,6. Tendenza analoga - ma basi di partenza diverse - secondo un sondaggio realizzato da Swg per il quotidiano on-line Affari italiani: la rilevazione, effettuata giovedì 20 marzo, indica che il distacco tra le due principali coalizioni è di 5 punti (dieci giorni fa oscillava tra i 4 e i 5 punti). Per Swg Pdl-Lega -Mpa sono al 43 per cento (oscillavano tra il 42,5 e il 43), la Sinistra arcobaleno è al 7,5 per cento (era al 6,5-7 per cento), l’Unione di centro si conferma a quota 5,5, la Destra va al 2,5 per cento (oscillava tra il 2 e il 2,5), il Partito socialista resta all’uno per cento.

A giudizio del presidente di Swg, Roberto Weber, si verifica “una sorta di drole de guerre prima della Pasqua, cui probabilmente faranno seguito tendenze più esplicite in particolare nelle ultime due settimane di voto”. Weber nota inoltre che le due coalizioni sono sostanzialmente ferme, sebbene in quella di Veltroni si constati “qualche elemento di minima erosione sul versante dell’Idv”. Tra gli altri sondaggi diffusi oggi spicca quello realizzato da Demos per Coop e pubblicato sulla Repubblica: in base ai dati raccolti dall’istituto di Ilvo Diamanti, la coalizione guidata da Berlusconi è votata dal 46,5 per cento degli operai, quella targata Veltroni dal 31,6 per cento. Ancor minore è la percentuale di voti ottenuta tra gli operai dalla Sinistra Arcobaleno (11,9 per cento). L’alleanza Pdl-Lega-Mpa supera Pd e Idv anche nelle categorie “insegnante, tecnico, funzionario del settore privato”, “lavoratore autonomo, imprenditore”, “libero professionista”, “casalinga”. La coalizione di Veltroni è invece davanti nelle categorie “impiegato, insegnate, tecnico, funzionario del settore pubblico”, “studente”, “pensionato”. Sempre oggi, il sito web del Correre della Sera ospita un’analisi di Renato Mannheimer su numeri relativi all’indice “winner”, basato sull’insieme dei pronostici effettuati dagli stessi elettori.

La larga maggioranza della popolazione - segnala Mannheimer - ritiene che “tra Berlusconi e Veltroni, finirà col prevalere il Cavaliere. In questo modo gran parte degli italiani danno una risposta coerente (e in parte, certo, influenzata) a quanto affermano da tempo i sondaggi di opinione. In particolare, a febbraio 74 per cento della popolazione si dichiarava certo della vittoria del Pdl. Nelle settimane successive, tuttavia, si è manifestato un trend interessante e significativo, che rappresenta una novità, anche se non ha modificato il pronostico sostanziale. La maggioranza della popolazione - prosegue il sondaggista - continua infatti ad attribuire a Berlusconi le maggiori probabilità di vittoria. Ma la quota di chi, viceversa, inizia a pensare che potrebbe vincere Veltroni si è fortemente incrementata, sino a triplicarsi. Questo andamento si è verificato a partire dal momento in cui il Partito democratico ha visto un incremento nelle intenzioni di voto attribuitegli. C’è da dire tuttavia che questo mutamento di previsioni si è verificato quasi esclusivamente nell’elettorato di centrosinistra”. Un sondaggio su un campione tanto ristretto quanto interessante è stato inoltre condotto dall’Università di Urbino, che ha chiesto a 32 direttori di quotidiani italiani di esprimere una previsione sull’esito delle elezioni. L’alleanza guidata dal Cavaliere è quotata al 42,7 per cento, quella di Veltroni al 35,9 per cento, la Sinistra arcobaleno al 7,3, l’Udc al 5,7, la Destra al 2,3, il Ps all’uno per cento.

giovedì 20 marzo 2008

SONDAGGI ELEZIONI 2008

DEMOSKOPEA per Sky tg 24

ELEZIONI 2008: SALVO TORRISI "IL CATALIZZATORE"


Salvo Torrisi e Carmelo Frisenna - Giuseppe Castiglione e Nino D'Asero - Pippo Torrisi e Vittorio Finocchiaro



Una serata che sembrava di routine, invece, l'occasione dell'inaugurazione del comitato elettorale dell'on.le Nino D'Asero, è stata il pretesto per dare via al nuovo corso della politica paternese. Salvo Torrisi è stato il vero catalizzatore che ha assicurato una presenza politicamente qualificata, che va oltre il mero aspetto elettorale. L’occasione, unica per la città, la candidatura alla Camera dei Deputati dell’esponente politico paternese del popolo delle Libertà ha un peso notevole, si percepisce, è nell’aria, come una sorte di rivoluzione cultural-politica. Come la possibilità di superare finalmente l’avvilimento, la crisi di identità, che ha attraversato ed attraversa la città di Paternò, che negli ultimi quindici anni è stata fulgido esempio di mediocrità e colonia. Una occasione straordinaria attorno alla quale si deve costruire una classe dirigente, riprendendo le migliori istanze di un passato politicamente glorioso, per tradurle in proposte politiche per il futuro, all’interno di un progetto sussidiario che vede finalmente Paternò protagonista.

Questo il tema affrontato nei vari interventi che si sono susseguiti.

Un importante parterre di presenze accreditate. I consiglieri comunali di Forza Italia ( Venora, Ciancio, Cirino, Paternò, Cunsolo) gli assessori Carmelo Frisenna, Vittorio Lo Presti e Angelo Sambataro (commissario della D.C.), ma soprattutto la presenza degli ultimi tre sindaci democristiani della città, Carmelo Fallica, Vittorio Finocchiaro e Pippo Torrisi a confermare che con la candidatura, in posizione blindata, di Salvo Torrisi è ritornata in molti la voglia mai sopita di riscendere in campo, accanto ad un riferimento certo quale è il prossimo deputato nazionale.

Nino D’Asero e Giuseppe Castiglione, veri testimonial, a suggellare tutto ciò: “Questa è la squadra che abbiamo messo in campo, D’Asero alla Regione, Torrisi al Parlamento, Castiglione all’Europarlamento, una sussidiarietà che mette Paternò al centro della politica italiana e regionale, la città lo deve capire”.

mercoledì 19 marzo 2008

ELEZIONI : UOLTER MI SEMBRAVA PIU' SERIO


“Meno soldi ai parlamentari”. E’ la proposta lanciata dal candidato premier del Partito democratico, Walter Veltroni, durante il suo tour elettorale in Piemonte. Veltroni ha invitato la politica a dare un segnale di sobrietà che non sia solo "simbolico ma condiviso" e quindi è tornato a sollecitare la necessità di uniformare gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli dei loro colleghi europei. “Veltroni ha esaurito gli argomenti” è la risposta del Popolo della libertà. Ma più che esaurito i problemi sembra che cavalchi temi ad effetto. Quelli dell'antipolitica, dell'anti casta, che vanno seriamente affrontati e riveduti, certamente, ma non è possibile sentire questo da chi percepisce una pensione di parlamentare di oltre 5.000 euro al mese. A nulla vale affermare : "ma io non volevo accettarla" intanto la intaschi.
''Mi indigno - dice Fini a Porta a Porta - e mi chiedo chi sia quel pensionato di 52 anni che prende 5.216 euro netti di pensione al mese. E' Walter Veltroni e credo che gli italiani debbano saperlo''. Il leader di An definisce il suo avversario "ipocrita", invita a una ''propaganda elettorale seria'' e dice che nella legislatura che si sta chiudendo "il Pd si è rifiutato di votare un emendamento appoggiato da noi e dalla Sinistra Arcobaleno per ridurre l'indennità parlamentare".
Quasi immediata la replica del leader del Pd. "Ho usato i soldi delle mie pensioni per fare del bene al prossimo, e Fini difetta di buon gusto". E ancora: "Ho chiesto di non avere queste indennità ma non si poteva. Allora - conclude Veltroni - ho speso i soldi delle mie pensioni per le cause in cui credo. Fini ha perso un'occasione per stare zitto. Potrei dire molte cose sullo stile di vita di molti leader del centrodestra, ma non lo farò. Dico soltanto che quei soldi li ho usati per fare del bene al prossimo".
Ha incalzato il leader di An: " Certo lui dira' che li manda in Africa, ma non si possono fare dichiarazioni cosi' ipocrite". Il leader di An si e' detto d'accordo sulla proposta di ridurre le indennita' di senatori e deputati ma "sarebbe stato sufficiente non far bocciare la nostra riforma costituzionale che prevedeva la riduzione del numero dei parlamentari" mentre nel corso "dell'ultimo dibattito sulla Finanziaria il Pd ha bocciato un emendamento di Fi, An, Udc e sinistra per la riduzione dell'indennita' stessa".

Walter, Walter, pensa al problema vero che dovrà affrontare il governo la crisi economica che sta investendo il mondo, e come ridurre la spesa pubblica di uno stato carrozzone, troppo burocratizzato, che costa al cittadino 7.500 euro l'anno. Certo il problema del costo della politica c'è, ma è solo uno di questi aspetti. Basta con la propaganda ad effetto e più soluzioni ragionate e complessive.

martedì 18 marzo 2008

Sondaggi: Veltroni fermo a -7, voti Pd meno certi di quelli Pdl

La “capacità persuasiva” e “l’efficacia delle tecniche di comunicazione” adottate da Walter Veltroni non sono in discussione, ma “negli ultimi giorni, secondo i dati raccolti nelle rilevazioni di tutti gli istituti di ricerca, il trend di crescita del Pd pare essersi - non sappiamo se temporaneamente o definitivamente - arrestato, a fronte di un incremento dei consensi per i partiti minori, collocati sulle estreme, in particolare, per la Sinistra l’Arcobaleno”. È il dato enfatizzato - nel commento a un sondaggio sull’elettorato del Pd - da Renato Mannheimer in un’analisi pubblicata sul sito web del Corriere della sera. Per Mannheimer “oggi il Partito democratico può contare su grossomodo il 33-34 per cento dei voti. Nel complesso, la coalizione guidata da Veltroni - comprendente quindi anche l’Italia dei Valori di Di Pietro e i Radicali - giunge a raccogliere il 37-38 per cento (con una distanza di circa sette punti dalla coalizione di Silvio Berlusconi)”. L’esperto di demoscopia rimarca che “accanto a questi voti, che si potrebbero (forse) definire ‘certi’, vanno aggiunti i consensi potenziali, espressi, come si sa, da chi ‘prende in considerazione’ la scelta per Veltroni pur essendo oggi orientato verso un’altra forza politica. Si tratta di una porzione amplissima dell’elettorato: il 53 per cento per ciò che concerne specificatamente il Pd e quasi il 60 per cento per quel che riguarda l’intera coalizione”.

Mannheimer si sofferma sul carattere composito dell’elettorato del Pd, per esempio rispetto alla linea di divisione laici/cattolici. “La gran parte degli elettori del Pd si dichiara laica, ma, ancora una volta, grossomodo il 40 per cento dichiara di frequentare la Messa almeno due volte al mese. Grazie a questa composizione variegata, il Pd si candida per raccogliere una pluralità di voti proveniente da diversi strati sociali e di pensiero. Al tempo stesso, questo suo carattere composito - aggiunge il sondaggista - suscita qualche critica di indeterminatezza, allontanando così i consensi di una quota minoritaria, ma significativa, di elettorato. Occorre ricordare al riguardo che, in queste elezioni, i votanti per il centrosinistra parrebbero tendenzialmente assai meno ‘fedeli’ di quelli di centrodestra”. La minore fedeltà degli elettori del Pd rispetto a quelli del Pdl è evidenziata - secondo Mannheimer - dal fatto che “a tutt’oggi ‘solo’ il 61 per cento di chi aveva votato l’Ulivo nel 2006 si dichiara ‘certo’ di scegliere il Pd. Tutti gli altri sono ancora indecisi. E costituiscono coloro che Veltroni sta cercando di persuadere in queste settimane”. Sulla minore fedeltà degli elettori del Pd rispetto a quelli del Pdl concorda Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing, che oggi - sul sito web della Repubblica - commenta un sondaggio del suo istituto su tendenze elettorali e fluidità del voto. Noto registra un “lievissimo incremento per il Partito democratico” nelle intenzioni di voto, “mentre il Pdl è fermo agli stessi livelli della settimana scorsa e rimane inalterato a quota 7 punti il divario tra le due principali coalizioni”.

Secondo lo studio di Ipr Marketing, il panorama politico, “a un mese esatto dalle elezioni, sembra fermo, mentre la quota di indecisi si è leggermente ridotta dal 17 al 15 per cento. Ma proprio sulla ‘fermezza’ delle decisioni, degli elettori si è esercitato l’istituto di sondaggi andando a rilevare la certezza del voto. In testa a questa classifica c’è La Sinistra-Arcobaleno con l’82 per cento di intenzioni di voto che non cambieranno. Più in basso del previsto, l’Udc (solo il 46 per cento) di elettori sicuri”. Quanto a Pdl e Pd, il primo si colloca subito dopo la Sinistra Arcobaleno con l’81 per cento, seguito a quota 80 dai due partiti alleati: Lega Nord e Mpa. Il Pd, con il 77 per cento fa ancora parte di questa prima fascia ad ‘alta fedeltà’”. Ma il grado di fedeltà dei suoi elettori è inferiore sia a quello di chi vota Pdl sia a quello dei simpatizzanti di Lega e Mpa. Quanto all’alleato del Pd, il grado di certezza degli elettori dell’Idv scende a quota 65 per cento. Peggio fanno Destra (60 per cento) e Ps di Boselli (57 per cento). Più in basso ancora, l’Udc (46 per cento) e, in fondo alla graduatoria, la lista pro-life di Giuliano Ferrara (10 per cento). Quanto alle distanze immutate - 7 punti - nelle intenzioni di voto per le due coalizioni, il direttore di Ipr Marketing segnala che “nel centrodestra, addirittura, non c’è nessun movimento. Il Pdl resta al 38,5, la Lega al 4,5 per cento e l’Mpa allo 0,5 per cento per un totale pari al 43,5 per cento. Dall’altra parte, il Pd guadagna mezzo punto (dal 32,5 per cento al 33 per cento) e l’Idv perde nella stessa misura (dal 4 per cento al 3,5 per cento). Risultato: tutto fermo al 36,5 per cento, sette punti indietro rispetto ai sostenitori di Berlusconi premier”.

lunedì 17 marzo 2008

Una giornata con Raffaele Lombardo

Direzione Palermo, l'Audi 8 sfreccia sull'autostrada in mezzo agli agrumeti della piana di Catania, lasciandosi alle spalle l'Etna ricoperto di neve. Tra qualche settimana il signore con i baffi e gli occhiali che sta seduto davanti, molto probabilmente ripercorrerà questa strada per andarsi a prendere il posto di Totò Cuffaro a Palazzo d'Orléans. I sondaggi sulle regionali lo danno al 58 per cento; Anna Finocchiaro al 42. Raffaele Lombardo sarebbe il secondo presidente autonomista nella storia siciliana dopo Silvio Milazzo alla fine degli Anni Cinquanta. «Certamente, non farò il viceré di Berlusconi: autonomia, con la A maiuscola. Sarà una rivoluzione». Don Raffaele da Grammichele (paese nativo) farà quello che dice o è tutto un bluff? Sicuramente sarà un chiodo doloroso conficcato nel fianco dei Cavaliere.

Vuole governare una Sicilia Nazione dove le nuove imprese non dovranno pagare imposte per dieci anni, il federalismo fiscale verrà applicato al centesimo, l'Alta Corte (la Consulta siciliana sciolta da decenni) difenderà le prerogative dell'isola dalle leggi nazionali. Il «presidente del popolo siciliano», con rango di ministro e diritto di voto, parteciperà ai Consigli dei ministri quando ci saranno questioni che riguardano la sua terra. E perché no, «anche un po' di mano libera in politica estera per sviluppare i rapporti con i Paesi mediterranei». Un leghismo da far morire d'invidia Bossi, una secessione di fatto. «No, è l'applicazione del nostro Statuto speciale, cosa che non è mai stata fatta».

Con la mano fa segno all'autista di andare più piano. L'auto macina chilometri come un'Eurostar che da queste parti è ancora roba da fantascienza (per fare 200 chilometri in treno, da Pozzallo a Palermo, ci vogliono 8 ore). Ma Lombardo vuole assolutamente il Ponte sullo Stretto, ma anche un piano decennale straordinario per porti, strade, ferrovie. E una banca per il Sud. I quattro rigassificatori previsti per la Sicilia? «Prima l'Eni e l'Erg devono ripulire tutto lo schifo che hanno fatto qui e darci gli otto miliardi di tasse all'anno che pagano allo Stato». Berlusconi invece i rigassificatori li vuole, mentre tutto il resto è scritto nero su bianco in un accordo firmato a Palazzo Grazioli. Diversi incontri e ogni volta la stessa scenetta: il Cavaliere che consiglia a Lombardo di levarsi il riporto dei capelli e farsi il bel trapianto. «Guarda, ti faccio vedere cosa farebbe il mio chirurgo...», e cercava di mettere le mani in testa a Lombardo che odia il contatto fisico e le smancerie. L'opposto di Totò «vasa-vasa». Con Lombardo niente baci e abbracci. E' un tipo schivo, un po' gelido. Stringe le mani con il braccio teso. In questo è simile alla Finocchiaro: per il resto tra i due duellanti c'è quasi una differenza antropologica, oltre che politica e culturale. «C'è però una cosa che ci accomuna: lei non rinnega il suo passato di comunista, io quello di democristiano. E poi siamo entrambi di Catania...», abbozza un sorriso Lombardo che ad un certo punto sospira e gira la testa verso l'uscita per Ramacca. «Mi fa rabbia attraversare la Sicilia e non potere andare nella mia campagna, è un paradiso...».

Qualche giorno fa mulinava in aria i fogli su cui aveva scritto i nomi delle candidature del suo Movimento per l'autonomia che sarà presente alle politiche con le sue liste, dal Lazio in giù, garantendo a Berlusconi il premio di maggioranza della Sicilia. Telefonate a raffica: spostava nomi, dettava ordini con modo tagliente, dispensava consigli su come lenire i dolori di chi non è in lista («Il voto è un momento di fedeltà e purificazione»). «Qui facciamo tutto artigianalmente. E' come al mercato generale al momento della chiusura: vai lì e compri quello che è rimasto a un prezzo più basso. Ci sono tante persone che non vengono candidate e si rivolgono a me: in Sicilia la maggior parte sono del Pd, nelle altre regioni di tutti i partiti». Rideva Lombardo, rivolto al cronista, che azzardava: «Insomma, la qualunque». «No la qualunque, la prego: i posti sicuri sono a garanzia della struttura del movimento. E poi noi abbiamo deciso di vagliare tutte le candidature per le regionali, anche quelle delle liste degli altri partiti che mi sostengono». Il compito sarà affidato ad una commissione presieduta da Alfonso Giordano, il presidente della Corte d'Assise del primo maxi-processo a Cosa Nostra. «Deve finire questo vecchio refrain dei gattopardi, dei voti mafiosi e clientelari: è un'ignominia, una calunnia, un'infamia...».

Spieghiamo allora per chi vota e fa votare la mafia; e come ha fatto l'Mpa a crescere in maniera così portentosa in una terra assetata di lavoro. «Intanto, la mafia ha subito dei duri colpi, è disarticolata, ha altro cui pensare. E poi, se c'è qualche siciliano che ancora crede al mafioso che gli promette un posto di lavoro, è un allocco. Quanto al clientelismo, le dico che la Publiservizi dei tempi di Enzo Bianco non ha più i soldi per pagare gli stipendi, mentre la Publiservizi della Provincia di Catania, dove ho lasciato un avanzo di cassa, ha trasformato tutti i contratti a tempo indeterminato».

Alle porte di Palermo, Lombardo entra nella storia. «Il mio autonomismo è la vera unità d'Italia. I siciliani sono stati truffati da Cavour, massacrati da Garibaldi. Gli Stati preunitari potevano evolvere verso una confederazione, invece i Savoia ci hanno invaso, hanno accentuato razzismo e disuguaglianza tra Nord e Sud. Ma ora ci sono io, c'è l'Mpa».

DOVE SI PRESENTA
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia

COSI' NEL 2006
Camera 182 mila voti Senato 146 mila voti. In Sicilia, 4,5% alla Camera e il 4,1% al Senato

NEL PARLAMENTO USCENTE CONTA
5 deputati, 2 senatori più 10 deputati regionali in Sicilia














(La Stampa) - 15/03/2008

sabato 15 marzo 2008

SICILIA: ELEZIONI 2008, UNA STORIA GIA' SCRITTA

Tutto è compiuto. Anche le liste per le regionali sono state depositate. Si notano subito, in provincia di Catania, le due corazzate del Pdl e del MpA, che potrebbero fare incetta di deputati, da 10 a 13, lasciando agli altri partiti solo le briciole. E saranno proprio le candidature regionali che condizioneranno anche il voto alla Camera ed al Senato. Proprio così. La ricerca del voto di preferenza sarà quello che muoverà le masse di elettori, e quei 20 punti di vantaggio che in Sicilia il centrodestra vanta nei sondaggi nazionali, è destinato a crescere in virtù della bontà delle candidature regionali nei confronti di una sinistra incapace di organizzarsi. Stesso discorso vale certamente anche per l’UDC di Cuffaro, dove in Sicilia, e specialmente nella parte occidentale dell’isola, l’organizzazione dello scudocrociato è notevole.

La regola è che mentre si cerca di captare il consenso della preferenza, gli apparati dovranno inevitabilmente indurre l’elettore a votare il simbolo del partito anche alla Camera ed al Senato. E questa, è solo una partita interna al Centrodestra.

Lombardo così rischia una elezione bulgara andando oltre il 60% dei voti, considerando che in coalizione c’è anche l’UDC, aggiungendo che non sarà indifferente l’apporto che Berlusconi darà alla coalizione in termini di immagine, e sappiamo che il divino Silvio qui in Sicilia è molto amato. Insomma una mistura vincente. E la sinistra si avventura in quella che potrebbe essere una debacle assoluta, il punto più basso in termini di consensi della propria storia.

Ecco le 12 liste presentate per il collegio provinciale di Catania per le prossime elezioni regionali. Sono, in ordine di presentazione: Forza Nuova; Amici di Beppe Grillo - Sonia Alfano presidente; Rita Borsellino-Sinistra arcobaleno; Casini-Udc; Popolo delle libertà; La Destra-Fiamma tricolore; Di Pietro-Italia dei valori; Partito democratico - Finocchiaro presidente; Mpa-Autonomia sud; Lombardo presidente - Sicilia forte e libera; Anna Finocchiaro - Presidente per la Sicilia; Democratici autonomisti - Lombardo presidente.

Forza nuova: Giuseppe Bonanno Conti, Giuseppe Montalto, Fernando Adonia, Giuseppe Aglianò, Antonina Calmante, Rosaria Cicero, Gaetano Fatuzzo, Rosario La Spina, Maria Maccarone, Elisa Maugeri, Pietro Paolo Messina, Matteo Messina, Alberto Pappalardo, Franco Schiavone, Maria Rita Zappalà, Giuseppe Montagna, Antonello Daniele Amato.

Amici di Beppe Grillo-Sonia Alfano presidente: Sonia Alfano, Alessandro Messina, Damiano Rapisarda, Giulia Grillo, Isidoro Allegra, Mario Michele Giarrusso, Luciano Savasta, Blochin Cuius, Savio Pagano.

Rita Borsellino-Sinistra arcobaleno: Lucia Sardo, Alfio Foti, Pippo Bellomo, Pina Calcagno, Luca Cangemi, Michele Cappella, Giovanni Caruso, Paolo Castorina, Monica Fiumara, Rita Annalisa Fondacaro, Giuseppe Furnari, Maurizio Grosso, Tommaso Medici, Carmelo Palumbo, Maria Catena Rita Pignataro, Monica Spataro, Nello Tringali.

Casini-Udc: Fausto Fagone, Salvo Giuffrida, Angelo Spina, Giovanni Scaringi, Angelo Moschetto, Nico Le Mura, Armando Sorbello, Nicola Santangelo, Arturo Aloisio, Gea Basile, Cleopatra Bonaccorsi, Graziella Caggegi, Elena Giordano, Grazia Maria Guardia Morabito, Elvira Veronica Rabuazzo, Giuseppina Reale, Deborah Sapienza.

Popolo della libertà: Pippo Ardiacono, Giovanni Cristaudo, Nino D'Asero, Pippo Limoli, Ascenzio Maesano, Fabio Mancuso, Pippo Nicotra, Salvo Pogliese, Guglielmo Scammacca della Bruca, Marco Falcone, Angela Longhitano, Giuseppa Mazzaglia, Salvo Pace, Veronica Parasiliti, Carlotta Anna Maria Reitano, Giovanna Scandura, Giuseppina Virgillito.

La Destra-Fiamma tricolore: Gino Ioppolo, Silvio Alecci, Nino Cantali, Domenica Condorelli, Nunzio Michele Cosentino, Michelangela Maria Cristaldi, Giacomo Gargano, Giacomo Lapiana, Silvia Mangano, Maria Ada Messina, Salvo Musumeci, Toni Pirrotta, Gioacchino Randazzo, Chiara Ronsisvalle, Alessandro Maria Giovanni Tornello, Rosalba Rita Torrisi, Jenny Zagami.

Di Pietro-Idv: Natale Spirio, Eliana Rasera, Silvio Di Napoli, Santo Todero, Michele Barbagallo, Rosario Guarrera, Egidio Carria, Giuseppe Guglielmino, Ernana Agnello, Tano Musumeci, Angelo Palumbo, Gaetano Gagliano, Nunziato Proietto, Gerdardo Costanzo, Carmela Patanè, Maria Calabrò, Silvana
Ursino.

Pd-Finocchiaro presidente: Giovanni Barbagallo, Nino Di Guardo, Dino Fiorenza, Nuccio Agliozzo, Silvestro Arcoria, Concetta Bonaffini, Alfio Cardillo, Giorgia Lorenza Consoli, Luigi Failla, Francesca Angela Miraglia, Concetta Raia, Salvatore Rubino, Maria Sciuto, Daniele Sorelli, Beppe Spampinato, Francesca Villafranca.

Mpa-Autonomia Sud: Lino Leanza, Angelo Lombardo, Enzo Oliva, Nino Amendolia, Giuseppe Arena, Francesco Calanducci, Mimmo Rotella, Filippo Condorelli, Nicola D'Agostino, Orazio D'Antoni, Mariella Falcone, Margherita Ferro, Marco Forzese, Melina Fragalà, Serafina Perra, Carmela Schillaci, Maria Consoli.

Lombardo presidente-Sicilia forte e libera: Gaetano Alba, Vincenzo Carrà, Mario Chisari, Giancarlo D'Agata, Alfio Di Bartolo, Piero Mangano, Renato Murabito, Orazio Pellegrino, Emanuele Spampinato, Elio Tagliaferro, Tina Urzà, Liliana Vasta, Elena Mignemi, Dina Terrasa, Santina Porto.

Anna Finocchiaro-Presidente per la Sicilia: Giuseppe Cicala, Salvatore Anastasi, Felice Belfiore, Eufemia Callari, Barbara Conigliello, Vito Cortese, Monica Culotta, Anna Finocchiaro, Francesco Nicotra, Luca Rinaudo, Pippo Randis, Salvino Scalia, Angela Sciammacca, Nello Sicuri.

Democratici autonomisti-Lombardo presidente: Armardo Alibrandi, Lucia Angelico, Gigi Attanasio, Saro Fichera, Ignazio Gambino, Salvatore Gaurrera, Luigi Pappalardo, Anna Polisano, Massimo Porta, Claudio Raciti, Ionella Consuelo Rapisarda, Francesco Saglimbene, Claudia Sammiceli, Gaetano Tafuri, Giuseppe Zappalà, Cinzia Raciti, Rosa Mauceri.

venerdì 14 marzo 2008

SONDAGGI, PREVISIONI ELETTI NELLA SICILIA ORIENTALE


Camera Sicilia 2: possibili eletti (in neretto) e primi dei non eletti

Mpa: 5
1) Lombardo Raffaele
2) Leanza Nicola detto "Lino"
3) Lo Monte Carmelo
4) Lombardo Angelo Salvatore
5) Commercio Roberto
6) Latteri Ferdinando
7) Minardo Riccardo

Pdl: 14
1) Berlusconi Silvio
2) Fini Gianfranco
3) Martino Antonio
4) Prestigiacomo Stefania
5) Briguglio Carmelo
6) Scapagnini Umberto
7) Stagno d’Alcontres Francesco
8) Catanoso Genovese Francesco
9) Palumbo Giuseppe
10) Germanà Antonino Salvatore
11) Granata Benedetto
12) Minardo Antonino

13) Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
14) Saltamartini Barbara

15) Gibiino Vincenzo
16) Torrisi Salvatore

Pd: 7
1) Berretta Giuseppe
2) Veltroni Walter
3) Genovese Francantonio
4) Bernardini Rita
5) Levi Riccardo Franco
6) Causi Marco
7) Burtone Giovanni
8) Samperi Maria detta Marilena
9) Raiti Salvatore

Resterebbero alri due seggi da assegnare a UDC e Sinistra Arcobaleno

Nell’MpA andrebbero via Lombardo e Lenza e subentrerebbero Latteri e Minardo

Nel PdL subentrano Gibiino e Torrisi al posto di Berlusconi e Fini

Nel PD entra la Saperi al posto di Veltroni

Le previsioni che fa il quotidiano “La Sicilia” ci sembrano rispondenti alle previsioni che azzarda ogni parte politica , e noi condividiamo perfettamente tali previsioni.

Discorso diverso per il Senato dove nessuno si dimetterebbe in quanto candidato solo in questo collegio

Senato: i possibili eletti (in grassetto) e i primi dei non eletti

Mpa: 3

1) Pistorio Giovanni
2) Oliva Vincenzo
3) Reina Giuseppe

4) Scotti Vincenzo
5) Basile Giuseppe

Pdl: 12

1) Schifani Renato
2) Nania Domenico
3) Vizzini Carlo
4) Firrarello Giuseppe
5) D’Alì Antonio
6) Battaglia Antonio
7) Centaro Roberto
8) Ferrara Mario Francesco
9) Fleres Salvatore
10) Stancanelli Raffaele
11) Vicari Simona
12) Alicata Bruno

13) Galioto Vincenzo
14) Strano Antonino
15) Drago Filippo Maria
16) La Via Giovanni

Udc: 2
1) Cuffaro Salvatore
2) D’Alia Giampiero

3) Antinoro Antonio, detto Antonello
4) Cintola Salvatore

Pd: 8

1) Lumia Giuseppe
2) Bianco Vincenzo, detto Enzo
3) Papania Antonino
4) Serafini Annamaria
5) Crisafulli Vladimiro Adolfo Benedetto Innocenti

6) Adragna Benedetto
7) Garraffa Costantino
8) Fazio Bartolo
9) Piro Francesco
10) Cusumano Stefano

giovedì 13 marzo 2008

VELTRONI NOI NON SOGNIAMO PIU'

La Relazione unificata sull’economia e la finanza dipinge un quadro a tinte fosche per il paese. Di “tesoretti”, almeno fino a giugno, non se ne parla. Mentre sono macroscopici i segnali negativi sul fronte della crescita, del rapporto deficit/Pil e dell’inflazione. Per Confindustria, l’Italia viaggia addirittura “verso la crescita zero nel 2008”. In un simile scenario, si comprende perché - destando meraviglia tra i propri sostenitori, ma soprattutto tra gli avversari e tra i media tendenzialmente antipatizzanti - Silvio Berlusconi abbia assunto - in vista del successo elettorale che i sondaggi gli accreditano - una linea all’insegna del realismo, lontana da annunci miracolistici. Puntualmente riflessa - al di là di qualche giudizio affrettato sulla sostenibilità economica degli obiettivi annunciati agli elettori - nel programma del Popolo della libertà, in cui sono ricordati i “tre vincoli esterni essenziali” cui gli impegni con i cittadini sono sottoposti: la crisi economica in atto nel mondo e in Italia, gli impegni che discendono dal Trattato europeo e “l’attuale instabile equilibrio dei conti pubblici italiani”.
Quanto al centrosinistra, resta da capire se i dati della Trimestrale di cassa modificheranno l’approccio del Pd, che tanto nel programma elettorale quanto nelle esternazioni di Walter Veltroni - come rilevano anche osservatori neutrali, oltre a quelli vicini al centrodestra - contrae impegni - sul salario minimo garantito, sul tagli delle aliquote, sul sostegno alle famiglie - ed esprime valutazioni da cui emerge un affresco a tinte rosa delle condizioni economiche nazionali. Lo spettro della “crescita zero” paventato dagli imprenditori impone quantomeno un ripensamento. Qualcuno, anche dalle file del Pd, comincia a indicarne la necessità. In un post che ha lasciato il segno non solo sulla blogosfera, Roberto Gualtieri, storico e vicepresidente della Fondazione Gramsci, ha commentato - dal portale web di Italianieuropei - una recente puntata di Annozero notando che nel salotto televisivo di Michele Santoro “si è visto un Tremonti, che nell'illustrare il proprio libro, piuttosto consapevole del nuovo scenario dell’economia mondiale. Sarebbe bene - è la sferzata dello storico di simpatie dalemiane - che il Pd si dia una mossa e aggiorni in fretta le proprie categorie”. Come a dire che il Pd - per usare una metafora cara a Luca Cordero di Montezemolo - ha bisogno di un pit-stop.

mercoledì 12 marzo 2008

MENOMALE CHE SILVIO C'E'

Berlusconi fans club

ELEZIONI POLITICHE 2008: SONDAGGI - PROIEZIONI SUI SEGGI

PdL 15

PD 7

MpA 3

Sinistra Arcobaleno 1

Unione di Centro 2

Questi i numeri che da fonti Pd (hanno commissionato un sondaggio ma non sappiamo l'istituto) abbiamo appreso circa l'assegnazione dei seggi alla Camera nella Sicilia Orientale, semprecché vinca Berlusconi, e che conseguentemente i partiti della sua coalizione incassino il premio di maggioranza.
Ci dicono: "secondo questa stima Giovanni Burtone è dentro".
Capiamo quale sia l'interesse che ha spinto il sondaggio, a noi serve per fare invece valutazioni complessive.
Notiamo che la Destra seppur forte in provincia di Catania non avrebbe seggi in quanto non arriverebbe al 4% nazionale e quindi non ammessa alla ripartizione. Siamo comunque in attesa della mail che ci descriva il metodo e le percentuali ottenute. Una variazione potrebe esserci nei seggi assegnati al Pdl che potrebbero passare da 15 a 14, a quelli dell'UDC da 2 a 1 e a quello della Sinistra arcobaleno che potrebbe saltare.








ELEZIONI POLITICHE 2008: LISTE CHIUSE, INIZIA LA CAMPAGNA ELETTORALE

Le liste dei candidati sono chiuse e un settanta per cento di coloro che sono ai primi posti si considerano, a ragione, già eletti qualunque sia il risultato finale della propria forza politica e del relativo candidato premier. Responsabilità di una legge elettorale che tutti contestano, ma che non si ha il coraggio di cambiare perchè non dispiace selezionare classe dirigente sulla base della fedeltà, piuttosto che su merito e capacità di interpretare e intercettare il consenso dei cittadini.

Se le candidature divengono nomine, si comprende l’impatto che singoli nomi stanno producendo negli schieramenti, in un contesto nel quale, al di là di qualche personaggio da esibire in apposita conferenza stampa, non brillano le novità. La vicenda della candidatura di Ciarrapico nel Pdl, subita da An, e quella dei Radicali nel Pd, subita dagli esponenti della ex Margherita, rivela quanta strada debbano ancora compiere i due principali schieramenti prima di potersi considerare veri e propri partiti e non una sorta di liste civiche. Se l’immagine di compattezza che Pd e Pdl vogliono trasmettere scricchiola in campagna elettorale, si fa forte il rischio che possa deflagrare subito dopo il voto, quando uno schieramento sarà impegnato a dividersi i posti di governo, e l’altro a cercare al proprio interno le ragioni della sconfitta. Senza contare che sul territorio i partiti devono fare ancora i conti con il mancato radicamento di molti candidati ”fuorisede” e con l’ira di amministratori locali e di partito, esclusi dalle liste.

Problemi che si sono avvertiti in maniera forte ieri nel ”Popolo della Libertà” quando le prese di distanza prima di Fini e poi di Bossi alla candidatura di Ciarrapico nel Lazio al Senato, hanno dato l’impressione di un Pdl in versione condominio, dove nessuno conosce quello del piano di sotto e si è pronti a prenderne le distanze se disturba la quiete pubblica. La vicenda ha indubbiamente avuto il merito di mostrare la distanza che separa An dalle tentazioni nostalgiche, ma non è ancora chiaro il motivo di una candidatura che a destra di An non raccoglie consensi, che nel Lazio ha provocato la protesta di tutti gli eletti di FI e An, e che solo strumentalmente viene spiegata come il tentativo di arginare ”La Destra” di Storace che oggi sul ”Corriere” viene data intorno al 2-3%.

Un vero e proprio psicodramma si è scatenato nel Partito Democratico quando è stato scoperto l’ennesimo trappolone di Marco Pannella. L’offerta del leader radicale al socialista Boselli di ospitare nelle proprie liste «i radicali liberi» che non hanno trovato posto nelle liste del Pd,ha scatenato per qualche ora nel loft una vera e propria bagarre, con tanto di ennesimo scambio di accuse tra l’ala dei ”margheritini” da sempre contrari all’accordo, e la componente vicino al segretario che invece lo sta, seppur faticosamente, gestendo. Un’altra puntata di questa faticosa convivenza si è chiusa con la rinuncia di Boselli, ma altre sortite pannelliane potrebbero essere già in gestazione.

Il voto spagnolo ha rivelato la crisi delle forze di sinistra identitarie. Zapatero ha fatto il pieno alla sua sinistra. Ciò fa sorridere Veltroni, ma preoccupa Bertinotti e tutti gli esponenti della Sinistra Arcobaleno che vedono crescere i rischi di una cannibalizzazione dei consensi da parte del Pd.

Un problema che per ora non sembra avere l’Udc di Casini e Pezzotta. Non solo perchè in Italia le pronunce dei vescovi hanno effetti diversi dalla Spagna, ma anche per i ”pasticci” che il Pdl ed il PD stanno combinando in questo avvio di campagna elettorale.
Berlusconi è però convinto - e i sondaggi per ora non lo smentiscono - che il vantaggio sul Pd è in grado di assorbire anche le sortite più contestate, come quella sul programma stracciato, e le candidature più discutibili.

Ed inizia a chiosare scendendo sui temi della campagna elettorale.

L'emergenza rifiuti in Campania ha rovinato l'immagine dell'Italia e sta danneggiando anche i cittadini. Per il leader del Pdl Silvio Berlusconi, «la catastrofe ecologica si sta trasformando in una catastrofe economica che tocca non soltanto il turismo, ma anche l'agroalimentare, il commercio e tutte le filiere economiche». Nella Regione, registra il Cavaliere, c'è stato un crollo verticale di tutte le prenotazioni negli alberghi. Per il prossimo Governo, dunque, «il primo impegno sarà quello di mettere mano alla situazione della Campania per risolverlo definitivamente».

Prodi? Annuncia di lasciare la politica italiana, ma rimane presidente del Partito democratico. Poi conia una battuta: «dopo il grande successo che ha ottenuto, mi viene da dire: errare umanum est, perseverare è prodianum». Il Pd? «Avevano detto che correvano da soli, ma alla fine hanno imbarcato il giustizialista Di Pietro e gli anticattolici Radicali, senza dimenticare che stanno ancora insieme con la sinistra Radicale in tutte le amministrative. Insomma, del fuoco d'artificio che avevano annunciato, non rimane più niente». Critica le ultime proposte avanzate dal Pd per facilitare la nascita di un'impresa: «Ormai la copiatura del nostro programma è un fatto continuo. Peccato che queste proposte le abbiano scoperte solo adesso visto che non hanno fatto nulla di simile quando erano al governo».

Al Popolo delle libertà dà appuntamento giovedì 13 marzo, all'Auditorium di Confindustria, con una riunione con i leader del Pdl, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, e i candidati alle prossime elezioni politiche. «Come d'abitudine - ha detto - parleremo con tutti i candidati, in modo da organizzare la campagna elettorale sul territorio». Anche la chiusura della campagna elettorale potrebbe avvenire nella Capitale.

lunedì 10 marzo 2008

SONDAGGI: SI ARRENDE ANCHE LA STAMPA NON "AMICA" DEL PdL


Il titolo del Corriere della Sera crea ancora confusione: “E nei sondaggi ora rallenta la risalita di Veltroni”. Infatti lascia intendere che questa risalita c’è stata. Invece nelle due settimane a cavallo di febbraio e marzo tutti gli istituti di sondaggio lo danno in calo, chi più e chi meno, nelle intenzioni di voto. Li indichiamo qui di seguito, notando che il valore più basso della serie è il 35% mentre quello più alto è il 38%
- Crespi: dal 35,5 al 35%
- Demoskopea: dal 36,5 al 36%
- Digis: dal 38,3 al 37,9%
- Euromedia: dal 38,5 al 37,8%
- Ipsos: dal 38,5 al 38%
- Ispo: dal 38,5 al 38%
- SWG presenta una forchetta: dal 37,5-39,5 al 37-38%.
Quanto alle intenzioni di voto per il PdL, quattro istituti danno percentuali in crescita, uno invariato e due in leggera regressione.
La SWG, prendendo il valore più basso per il Pd e il più alto per il PdL, passa da un vantaggio del PdL sul Pd di 5 punti, nella rilevazione del 25 febbraio, ad un vantaggio di 7,5 punti percentuali, nella rilevazione del 6 marzo. Negli ultimi giorni, quindi, il PdL avrebbe aumentato di 2,5 punti il suo vantaggio sul Pd.
Il sondaggio affronta poi il tema su chi vincerà le prossime elezioni, secondo gli intervistati. È interessante e importante considerare il giudizio all’interno dei due schieramenti:
- per l’elettorato del Pd: solo il 53,8% crede nella vittoria di Veltroni; gli indecisi sono il 10,3%
- per l’elettorato del PdL, ben il 90,9% crede nella vittoria di Berlusconi; gli indecisi sono il 5,8%;
- per l’elettorato residuo, il 58,7% crede nella vittoria di Berlusconi e il 30,7% in quella di Veltroni;
- per gli indecisi, la vittoria di Berlusconi è data dal 54,8% mentre quella di Veltroni è data dal 19,2%.
In conclusione: Pd in calo, aumenta il vantaggio del PdL sul Pd e la netta maggioranza degli elettori di tutte le aree crede in una vittoria di Berlusconi.

SONDAGGI ED INTERPRETAZIONI, MA LA STORIA SEMBRA SCRITTA


“Non è così difficile vincere, siamo sotto di tre o quattro punti”, diceva l’altro giorno D’Alema in comizio. Solo qualche secondo dopo si è capito che non si riferiva all’Italia, ma alla regione in cui parlava, la Puglia, e il “vincere” era riferito alla prospettiva di “battere il centrodestra al Senato”, dove il calcolo del premio è regionale. Il ministro degli Esteri parlava ricordando che quella regione ha già riservato sorprese, ma dimenticava di segnalare che in molti casi le sorprese sono arrivate da quei partiti che oggi sono avversari del suo. Insisteva sul tema rendendo palese quello che è il vero pensiero del Pd: non una rimonta favolosa, “alla Camera è un’altra cosa” ammetteva lo stesso D’Alema, lì il premio è nazionale, e il ministro degli Esteri è sempre stato convinto che l’alleanza centrodestra-Lega è molto difficile da battere. Viceversa, non sarebbe irrealistico per il Pd tentare la conquista di alcune regioni di frontiera, dando per scontata la sconfitta in quelle - Lombardia, Veneto e anche Piemonte - in cui nemmeno se tutti gli imprenditori si candidassero nel partito di Veltroni gli equilibri a favore del centrodestra potrebbero essere modificati. Altre, come Liguria, Lazio, Campania, Puglia, Marche, diventano invece, nella valutazione degli strateggi del Pd - regioni che possono essere contese al centrodestra. Ed è lì che si concentreranno gli sforzi del partito nato dalla fuzione di Ds e Margherita, che sta inseguendo la prospettiva di un pareggio: vittoria scontata del Pdl alla Camera, sostanziale pari e patta al Senato. Obiettivo che comunque, in base agli ultimi sondaggi, non sembra però a portata - l'ultima rilevazione pubblicata sul sito di REPUBBLICA segnala una distanza di 4,5 punti tra i due schieramenti a vantaggio del centrodestra, contro i sette punti di margine che il Pdl conserva alla Camera).

La speranza di D'Alema, e di Veltroni, è che al Senato il Pdl venga messo in difficoltà dalla concorrenza di Francesco Storace e di Pierferdinando Caisni. Anche il Pd però si trova in una situazione analoga, dovendo scontare la concorrenza di Sinistra arcobaleno e dei socialisti di Boselli.
Insomma, in Italia, a differenza della Spagna dove il bipartitismo si è rafforzato ulteriormente, bisogna ancora fare i conti con i piccoli. E forse non è un caso se la vittoria di Zapatero, che ha ridotto la sinistra da cinque a due seggi, viene plaudita anche dalla Sinistra arcobaleno, che probabilmente aspira ad averne almeno cinquanta.

venerdì 7 marzo 2008

ELEZIONI POLITICHE 2008 - PdL LISTE CHIUSE - SICILIA ORIENTALE

BERLUSCONI MANTIENE

IL RINNOVO DELLA CLASSE DIRIGENTE, COSI' COME PROMESSO,
PARTE DAL TERRITORIO

SALVO TORRISI
CANDIDATO IN POSIZIONE SICURA
E' LA NOVITA' PIU' SIGNIFICATIVA CHE RENDE MERITO AL LAVORO SVOLTO
AL SERVIZIO DELLE ISTITUZIONI E DEL TERRITORIO

Altra nuova candidatura "sicura" è quella di Enzo Gibiino, coordinatore di F.I.di Catania

I giochi sono fatti, dopo la rinunzia alla candidatura di Giuseppe Castiglione, europarlamentare, la strada si sgombra per un accordo che vede compatto il PdL siciliano. Entrano tra i "sicuri eletti" nella lista per la Camera, Salvo Torrisi, Enzo Gibiino, Umberto Scapagnini, ancora qualche limatura per il "petroliere" Minardo che dovrebbe rientrare tra i posti certi, qualche dubbio sulla posizione di Filippo Drago approdato al PdL dopo la fuoruscita dall'UDC.
Una soluzione, questa, che non può che trovare la conferma di tutto quello che era in premessa, cioè della giusta rappresentanza di un territorio. Della giusta soluzione per i cittadini che vedendosi privati della possibilità di esprimere le preferenze e di scegliere i propri rappresentanti, vengono rassicurati da candidature che vengono dalla base.
Una grande opera di regia svolta da
Giuseppe Castiglione , attento e scrupoloso conoscitore del territorio, che ha saputo imporre il buon senso a chi è distante e poco obiettivo rispetto alle problematiche territoriali.
Adesso ci pare complessivamente che il PdL esprima realmente la svolta che occorreva rispetto alla crisi della politica che negli ultimi anni abbiamo riscontrato e che ha dato vita all'antipolitica contro la casta dei cosidetti parrucconi.

ELEZIONI POLITICHE 2008:IL GIORNO DELLA VERITA', PREVISIONI

OGGI SILENZIO STAMPA, IN ATTESA .........................

I radicali hanno ceduto e accettano le nove candidature con il Partito democratico. Marco Pannella, però, ha fatto sapere che non interromperà lo sciopero della fame e della sete «per il rispetto della parola data».
I radicali «hanno aderito all’accordo proposto. Adesso stiamo in un solo gruppo elettorale e in un solo programma», ha commentato il candidato premier del Pd Walter Veltroni parlando durante un comizio a Forlì. Nel pomeriggio era arrivato il secco ultimatum del Pd. Il braccio destro di Veltroni Goffredo Bettini aveva chiesto ai radicali di dire subito, se ritenevano accettabile le proposte del suo partito, «giudicate da tutti generosissime». «Se non arriverà una risposta chiara, considereremo noi l’accordo impossibile. Perché un accordo si deve fare in due, e nessuno, tanto meno il Pd, ha la volontà di imporre nulla ad alcuno», aveva dichiarato Bettini.
Veltroni, poi, ha nominato a sorpresa Beppe Lumia capolista in Sicilia per il Senato. È il recupero più clamoroso: il numero 2 dell’Antimafia, rimasto incredibilmente fuori da tutto, dopo 48 ore di polemiche durissime diventa capolista in Sicilia per il Senato. Gli lascia il posto Ignazio Marino (tranquillo anche al n.5 in Lazio-Senato) con una motivazione che fa onore al noto chirurgo presidente della Commissione Sanità al Senato.
E Clemente Mastella ha rinunciato ieri a candidarsi alle elezioni. Il leader dell’Udeur ha annunciato la sua decisione con una nota che è un atto d’accusa contro politici e magistrati. Rinuncio a candidarmi, ha affermato, perché sono già «sconfitto» a causa di una «costante e manipolata disinformazione» e di una «scientifica operazione di linciaggio morale». «Sono diventato una sorta di uomo nero di cui liberarsi», ha proseguito l’ex ministro della Giustizia, e sul quale «scaricare tutte le responsabilità del sistema politico». Ma il suo, precisa Mastella, non è un addio alla politica bensì un «arrivederci».
Intanto Silvio Berlusconi, giorno dopo giorno, continua a sostenere che la vittoria del Pdl sul Pd è prevista dai più attendibili istituti di sondaggi. Non solo i sondaggi ma anche «gli allibratori inglesi ci danno vincenti». Non solo, ha aggiunto, ieri, ma ne sono convinti anche gli allibratori inglesi «che solitamente sono bene informati». Per i bookmaker, comunque, la vittoria di Veltroni viene considerata «dieci volte meno probabile della nostra».
Il Pdl è sempre impegnato nella preparazione delle liste elettorali. Se c’è una difficoltà, afferma Berlusconi, è quella di dover dire no a tante persone che chiedono di candidarsi con il Pdl che si presenta «compatto» alle elezioni e, assicura il Cavaliere, «sarà una grande forza politica che svolgerà un ruolo fondamentale nei prossimi decenni nel Paese». Ieri sia Berlusconi che Fini sono stati a pranzo con il segretario della Dc per l’autonomia, Gianfranco Rotondi, che nei giorni scorsi aveva espresso il suo disappunto per il trattamento riservato al suo partito nella composizione delle liste. Ma Berlusconi ha sostenuto che non c’erano difficoltà da superare con Rotondi. Il segretario della Dc si è detto soddisfatto. Anche perché, ha spiegato, Berlusconi ha detto: «Il partito dei cattolici siamo noi» ed il Pdl è un partito «ispirato ai valori cristiani del Ppe, pur mantenendo la laicità tipica della vecchia Dc». Si è poi detto sereno per quanto riguarda le candidature degli esponenti della Dc. Febbrile attesa per la compilazione della lista del Pdl in Sicilia orientale, dove si combatte la battaglia del rinnovamento della classe dirigente nel territorio. Le new entry più significative ed autorevoli: il Presidentedell'Ordine degli Avvocati di Catania, Salvo Torrisi, assessore provinciale uscente e Enzo Gibbino coordinatore provinciale catanese di F.I. e presidente dello IACP.
I partiti di centro sono intanto impegnati nella preparazione delle liste. L’Udc candiderà l’ex segretario democristiano, Ciriaco De Mita, come capolista al Senato. Totò Cuffaro sarà candidato in Sicilia. C’è anche una candidatura a sorpresa. A scendere in campo per l’Unione di centro sarà la principessa Alessandra Borghese. Lo ha annunciato Savino Pezzotta della Rosa Bianca. Alessandra Borghese è figlia del principe Alessandro Borghese e di Fabrizia dei Conti Citterio. È una scrittrice e giornalista la cui famiglia è molto vicina alle gerarchie vaticane.
La polemica intanto divampa e Casini, che l’altro ieri aveva attaccato Fini definendolo un replicante di Berlusconi, ieri ha spostato il tiro sul leader del Pdl. «A una certa età non bisognerebbe più dire bugie», ha detto a Berlusconi che lo aveva accusato di aver preparato l’abbandono della Cdl per presentarsi come candidato premier del centro.


giovedì 6 marzo 2008

BERLUSCONI STATISTA

Berlusconi dà il suo “placet’”alla ipotesi che il leader di An Gianfranco Fini, in caso di vittoria elettorale del centrodestra possa presiedere la Camera e ribadisce che Giulio Tremonti ha la “competenza ed esperienza necessari” per tornare ad essere ministro dell’Economia, mentre per il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini indica il ruolo di ministro degli Esteri senza escludere quello di titolare del Viminale. L’ultimo da cui ti aspetteresti la parola ‘sacrifici’ è Berlusconi, l’uomo delle promesse mirabolanti, dell’ottimismo più sfrenato. Eppure l’ha detta. Ieri sera da Vespa. Perché ‘i miei concittadini debbono sapere che siamo già in profonda crisi, una crisi non solo italiana ma mondiale’. E chi si candida a guidare il Paese ‘non può fingere di non sapere che siamo in una situazione del genere’. Sacrifici, dunque. Stringere la cinghia. Il Cavaliere si avventura su terreni ignoti, assume il tono grave dell’uomo di Stato, accetta perfino di farsi includere tra gli anziani (‘All’età che ho, sono un matto ad assumermi la responsabilità di presidente del Consiglio...’). Qualcuno dell’entourage sostiene che è la sua vera trovata, concepita apposta per stupire e catturare l’attenzione, più ancora dei contratti con gli italiani e dei disegnini col pennarello sulla lavagna (tutto ‘déjà vu’ dal 2001). ‘Dimezzare gli addetti alla politica. Eliminare le province. Combattere l’assenteismo incredibile nei ministeri’, nossignori, a chiederlo non è Beppe Grillo, né quel Di Pietro che vuole tagliare il grasso della politica: stavolta chi denuncia gli impiegati romani fannulloni (‘Si prendono il 39 per cento di vacanze oltre quelle dovute, mentre a Milano il tasso è del 27’), chi vuole bloccare il turnover nella pubblica amministrazione (‘Per 8 pubblici dipendenti che se ne vanno, ne deve essere assunto uno solo’), chi addirittura dichiara guerra agli evasori (‘Puntiamo a recuperare una somma pari a 2 punti del Pil nell’ultimo anno di governo’) è lui, Berlusconi. Addio sorriso a 32 denti, l’ora grave della recessione mondiale impone serietà e pure qualche marcia indietro, come su Alitalia. Sì, lui resta sempre convinto che meglio sarebbe una cordata nostrana, nel qual caso ‘lo Stato potrebbe dare, eccezionalmente, per un periodo transitorio, un contributo’. Però Berlusconi riconosce che pure una ‘public company con Air France e Klm può andar bene, purché resti identificabile come compagnia di bandiera’, nel senso di esporre il tricolore sugli aeroplani. Il Cavaliere che si emenda, si corregge, anche questa una novità. Mai più garantire l’impossibile: nel futuro contratto con gli elettori ci sarà ‘solo quello che realizzeremo al 100 per cento’, il resto verrà declassato a ‘direzione di marcia’. Subito la detassazione degli straordinari e subito pure l’abolizione dell’Ici, un sollievo per le famiglie da 4 miliardi di euro. Garanzia che ‘mai metteremo le mani nelle tasche della gente’. Ma il taglio alle tasse? Forse, dipende. ‘Cercheremo di ridurre la pressione fiscale sotto il 40 per cento, per le tredicesime si vedrà se potremo intervenire quest’anno’. L’intenzione c’è, sono i soldi che mancano. E il Cavaliere non vuole più apparire piazzista di sogni. Né complice della Casta. ‘Nel Pd hanno messo in lista le segretarie, i portaborse, i figli di...’. Di nuovo, no, non è Nanni Moretti fustigatore dei costumi a sinistra. E’ il Caimano in persona che si lancia perfino in una reprimenda contro il fiore all’occhiello di Veltroni, quel Calearo imprenditore anche lui, passato all’altra sponda: ‘Un ambizioso che ha sempre confessato di voler fare politica’. Del resto, Walter dietro l’immagine non ha nulla, ‘è un bravo comunicatore, punto e basta, nella sua vita ha fatto solo quello, insieme a Rutelli svolge con grande abilità il compito di far dimenticare il disastro di Prodi’. Veltroni ‘faccia tosta’. Veltroni che ‘sembra aver vissuto sulla luna’. Veltroni che fa ‘della bugia il suo mestiere’... Può sembrare una raffica di insulti, forse lo è, ma a fin di bene, garantiscono in via del Plebiscito. Perché Silvio si sente ‘tranquillo’ sui 10 punti di vantaggio, considera ‘irrealistico’ il pareggio, liquida come ‘favola’ un governo Draghi, già si sente in grado di promettere la presidenza del Senato all’opposizione (‘Vedremo come si comporta’) e della Camera a Fini (‘Ci terrebbe con una certa determinazione’). Però teme, Berlusconi, che il Pd si afflosci come un soufflé, ‘c’è stato un rallentamento del consenso verso di loro’, nei prossimi giorni prevede che andrà perfino peggio a Veltroni per colpa della par condicio televisiva, il rischio è che ne possa profittare Casini per rilanciare il centro. Non sia mai: gli attacchi diretti a Veltroni servono per tener vivo il ping-pong, nella speranza che la campagna resti un affare privato tra loro”.

ELEZIONI POLITICHE 2008: SONDAGGI, SONDAGGI, SONDAGGI



Spiega Renato Mannheimer, docente di Metodologia delle Scienze Politiche a Milano Bicocca, quello che non si stanca mai di ripetere ai suoi studenti: "Il sondaggio fotografa un'intenzione di voto in un preciso momento. E' giusto utilizzarlo per capire cosa pensano gli elettori. Cosa vogliono. Ma non può essere usato per fare previsioni future e stabilire chi vincerà. Il 20% degli elettori, lo sappiamo benissimo, decide all'ultimo momento cosa votare. Ed è impossibile prevedere un mese prima come finirà la competizione. Oggi per esempio a noi risulta una differenza tra i 6 e i 10 punti tra i due schieramenti. Ma chi può dire come andrà poi veramente a finire?"

SONDAGGI DI OGGI:
dell' SWG tabelle 1 e 2
della DEMOSCOPEA tabella 3

CRESPI RICERCHE, ISPO E IPSOS sono fermi a due giorni fa

mercoledì 5 marzo 2008

ELEZIONI POLITICHE 2008: IL PROGRAMMA PER IL SUD



Il Movimento per l'Autonomia e Raffaele Lombardo protagonisti alla presentazione del programma di governo del Pdl. I quattro leader della coalizione, Berlusconi, Fini, Bossi e il leader autonomista hanno illustrato i sette punti programmatici su cui si baserà il progetto di rilancio del Paese. Tra le priorità piano delle infrastrutture e fiscalità di vantaggio per il Sud, inseriti grazie all'accordo politico realizzato tra Pdl e Mpa, che presenterà proprie liste in tutto il Sud Italia col simbolo "Mpa-Alleati per il Sud".

"Abbiamo partecipato alla stesura del programma - ha dichiarato Lombardo durante la conferenza stampa - e il quinto punto e' fondamentale e centrale: prevede le misure necessarie per il rilancio del Mezzogiorno; dalle infrastrutture alla fiscalita' compensativa, fino al federalismo. Insomma, tutto quello che abbiamo concordato insieme e che abbiamo ottenuto dopo la richiesta di una sinergia programmatica".

Il leader autonomista ha poi proseguito:" Il Movimento per l'Autonomia avrà una rappresentanza governativa proporzionata ai consensi che otterremo, e la nostra pattuglie parlamentare sarà il presidio che vigilerà sul'attuazione di questi punti programmatici".

Di seguito i punti del Programma di Governo per il Sud e la Sicilia.

  1. piano decennale straordinario concordato con le Regioni per il potenziamento, completamento e realizzazione delle infrastrutture: porti, reti stradali e autostradali, alta capacità ferroviaria, Ponte sullo stretto, in modo da formare un sistema logistico integrato e creazione di zone e porti franchi
  2. "Leggi Obiettivo" speciali concentrate su turismo e beni culturali, agroalimentare e risorse idriche, infrastrutture e logistica, poli di eccellenza per la ricerca e l’innovazione
  3. realizzazione di un piano strategico di riconversione dell’industria chimica pesante (impianti petrolchimici e centrali termoelettriche) ispirato alle nuove tecnologie
  4. pieno e tempestivo utilizzo dei fondi comunitari attraverso nuove intese istituzionali di programma
  5. realizzazione della Banca del Sud secondo il progetto del Governo Berlusconi
  6. federalismo fiscale solidale e misure di fiscalità di sviluppo (fiscalità compensativa) a favore delle aree svantaggiate
  7. contrasto alla criminalità organizzata; piano di emergenza per la sicurezza e la legalità

martedì 4 marzo 2008

ELEZIONI POLITICHE 2008: ALLELUJA BRAVA GENTE


Riflettevo sulle modalità della scelta dei candidati alle politiche che si terranno il 13 aprile, e mi è sovvenuto che a nulla vale fare ragionamenti sull’opportunità di candidare uno o un altro esponente di partito. A nulla vale cercare di dare un percezione accurata all’esposizione del “politically correct” che abbiamo, invano, tentato in questi giorni, contattando i potenti della terra che detengono LA FALCE del discrimine, che stabiliscono gli eletti e i peones.

Non parlo solo dei comitati centrali, che tanto ricordano i bei tempi passati dei soviet supremi, ma anche quelli più recenti della “democrazia centralizzata” teorizzata dal vecchio P.C.I. (almeno il voto di preferenza dei singoli candidati veniva indirizzato, ma c’era, adesso neppure questo), parlo anche delle guerriglie tra seconde, terze e quarte fila di connotazione meramente locale, che per prendere la corriera del successo e lucrare posti per parenti, famigli e parvenue asserviti, che per contare deputati in più rispetto all’avversario, mettono in campo teorie fantasiose ed incredibili che nulla hanno a che fare con il servizio al territorio e che nulla hanno a che fare con la giusta e legittima ricerca del consenso. Democrazia, ovvero potere del popolo. Vero, ma se accettiamo che nessuno fa campagna elettorale eccetto Berlusconi, Fini, Casini, Veltroni, Dalema, Bertinotti , gli altri solo yes man, possono anche andare alle Bahamas, non so se a depositare i soldi dell’evasione fiscale, ma certamente a prendere il sole, tanto la campagna elettorale la fanno i leaders. Ma lo ha anche affermato il divino Silvio:”bastano solo 30 parlamentari per lavorare gli altri devono solo alzare la mano”. Va tutto benissimo. Aspettiamo solo di vedere la graduatoria delle varie liste, poi le commenteremo.

lunedì 3 marzo 2008

ELEZIONI POLITICHE: PdL, L'ORA DELLA VERITA'





Siamo alle ultime battute della fase che precede la campagna elettorale. Il senso del rinnovamento di cui si è parlato, adesso deve essere messo in campo, concretizzato. Le candidature sono la cartina di tornasole per accertare come i partiti vogliono realmente essere coerenti alle dichiarazioni d’intenti fatte al momento della trasformazione della struttura politica di ciascuno di essi.

Il PD, anche solo per vernissage, questa strategia l’ha messa in campo, mettendo limiti ai mandati parlamentari, con solo 30 eccezioni riservate a personaggi che hanno fatto la storia della sinistra italiana.

Il Popolo della Libertà invece che fa? Dalle notizie che si rincorrono sembrerebbe che neppure per facciata possa essere possibile il restiling delle rappresentanze parlamentari. In un articolo pubblicato alcuni giorni fa avevamo evidenziato il quadro globale delle candidature nella circoscrizione Sicilia2 per la Camera dei Deputati e del collegio siciliano del Senato. Dalle indiscrezioni sembrerebbe che l’ex Forza Italia riproporrebbe in modo naturale tutti gli uscenti, deputati per nomina, anche se questi abbiano anche 4 legislature, non siano autentici interpreti del territorio da rappresentare, e non abbiano meriti politici o legislativi da essere evidenziati.

Quindi Berlusconi ed i suoi colonnelli non mollano in ordine al mantenimento delle posizioni acquisite anche senza merito, di tutti questi politicanti per caso. La politica è cosa seria. E la sovranità del popolo deve essere interpretata. Occorre il coraggio della obiettività. Un repulisti serio e credibile per una nuova stagione della politica, visto che il cittadino non può scegliere.

Che questi “parrucconi” si cimentino alle regionali dove devono dimostrare la loro popolarità, e dove sarebbero sicuramente bocciati dalle preferenze che il popolo esprime. Lasciate il posto nelle liste bloccate a chi ogni giorno si spende nella politica per il territorio e che lo rappresenterebbe in maniera responsabile. Non c’è tempo per le primarie, questo è vero, ma la selezione della classe dirigente di un paese è vitale e profonda. I sondaggi per adesso danno fiducia a Berlusconi e alla sua coalizione, ma dopo che i nomi dei candidati nei posti “sicuri” delle liste usciranno fuori, si avrà ancora la sicurezza che il cittadino non valuti seriamente la qualità delle liste, e di conseguenza non eserciterà l’unico discrimine possibile, cioè votare per altro partito, visto che non può fare selezione interna. Bisognerebbe decentrare le scelte in ambito provinciale, tra coloro che conoscono il territorio e che sono preposti a ciò, e non barattare a Roma i posti da assegnare. Se non si comprende ciò la voglia di autonomia nelle voto prevarrà, i cittadini sono stanchi di non vedere i propri rappresentanti per strada, con i quali potere discutere i problemi, ed il progetto del Popolo della Libertà che ha dato una sferzata di ottimismo potrebbe morire prima di nascere. Un apprezzamento in questo senso va a Giuseppe Castiglione.
L’ Europarlamentare e vice Coordinatore regionale di F.I. sta cercando di mettere in pratica i sentimenti ispiratori del Popolo della Libertà, proponendo l’avv. Salvo Torrisi, già vice sindaco forzista di Paternò, assessore alla provincia di Catania, e Presidente dell’ordine degli avvocati, e Enzo Gibiino da anni coordinatore provinciale di F.I. e presidente della IACP di Catania. Diremmo persone qualificate ed aderenti alle premesse che facevamo. Riuscirà in nostro eroe a portare a casa il risultato? Vedremo, entro domani tutto sarà compiuto, e si vedrà se prevarrà l’innovazione politica oppure la cristallizzazione di vecchi interessi.